lo rivela il Corriere dello Sport
Insigne : il campo è lì, a portata d’emozioni, e sono brividi pure questi, è una dimensione ritrovata, è il senso (quasi) pieno del calcio da riafferrare, sentendosi «dentro» la partita e vivendola per quel che si può, gonfiandosi d’ira e poi esplodendo di felicità, aggrappandosi alla «cresta» di Marek Hamsik e abbracciarlo, ricambiando, perché Insigne c’è.
Meno trenta o forse ventinove o magari trentuno, chi può dirlo adesso?, però è stato bello starsene in Napoli-Sassuolo nel bel mezzo della favola e respirarla tutta, dalle spalle di Consigli, e poi ritrovarsi con il capitano a far festa perché ormai sono solo tre punti e forse è anche meno d’un mese, poi tornerà Insigne.
«Tra un po’ ci sarà l’ultima visita, dal professor Mariani». L’appuntamento è per la prima settimana di marzo.
E poi si procederà, un balzello ancora, ragazzo, e sarà calcio vero, e saranno partite da attraversare comunque con cautela (lo richiedono certi interventi…), ma senza rinunciare alla voglia matta di fare lo «scugnizzo».
Ormai il peggio è passato e il nove novembre, quel pomeriggio sfortunato di Firenze, resta un incubo dal quale Insigne è scivolato fuori un giorno dopo l’altro, con l’orgoglio ferito di chi è sentito strappare il calcio dai piedi: terapie, riabilitazione, piscina, una maniacale presenza che è riuscita ad accorciare un po’ i tempi di recupero e che dopo meno di quattro mesi fa pensare che si possa rientrare (completamente) in gruppo a breve.
Lo scadenzario non mette nessuna fretta e la prudenza è d’obbligo, però tra le righe, tra i pensieri, c’è una data simbolo: il 4 aprile, all’Olimpico di Roma, il «suo» stadio, quella doppietta nella finale di coppa Italia della scorsa stagione con la Fiorentina, quella dell’autorevole esplosione per chiudere degnamente una stagione con i fiocchi.