Insigne è in vendita, il club azzurro secondo quanto circola in queste ore avrebbe deciso la cessione del capitano del Napoli. Una delle pagine social più seguite dai tifosi azzurri: “il Napulegno” ha pubblicato un lungo post nel quale non solo evidenzia gli umori della tifoseria sull’immobilismo del Napoli sul mercato ma anche alcune contraddizioni sulla possibile cessione di Lorenzo Insigne
Insigne è in vendita
“Se qualcuno si presenta con venticinque milioni in mano, il capitano va via. Questo il succo della telefonata minatoria che Giuntoli e Chiavelli hanno fatto all’agente Pisacane.
In alternativa, dovrebbe ridursi l’ingaggio. Perché la Ssc Napoli è prima di tutto contabilità cieca, quella che con un perfetto tempismo tafazziano scatena una bufera nello spogliatoio prima della partita decisiva col Verona.
Non si comprende perché un club che potrà accordarsi a zero fra cinque mesi con Insigne, dovrebbe regalare oggi venticinque milioni a De Laurentiis. Non si capisce perché Lorenzo dovrebbe ridursi l’ultimo ingaggio della carriera, quando ha invece la possibilità di monetizzare senza costi di cartellino.
L’intransigenza del Napoli è quella di chi in questo momento più che mai sta semplicemente anteponendo le proprie esigenze economiche minute al risultato sportivo, fingendo che in un calcio ultra-indebitato non ci siano invece in cassa le risorse per approfittare delle difficoltà delle altre”.
La bugia sugli ingaggi del Napoli
“Insigne sarebbe anche disposto a firmare un contratto meno oneroso per il club, ma gestendo in proprio i diritti di immagine. Anche su questo però c’è il niet assoluto di ADL che grazie al fatto che una cospicua parte degli ingaggi figura come diritti di immagine e quindi non è gravata dai contributi previdenziali.
Non è vero quindi che gli ingaggi lordi del Napoli vanno calcolati al doppio. L’ho scritto molte volte in questi anni perché ho lavorato per oltre due decenni nel campo della musica dal vivo e conosco perfettamente il meccanismo. Nel deserto, naturalmente”.
De Laurentiis risponda ad alcune domande
RDI, su il Napulegno pone alcuni quesiti al patron del Napoli:
“Vale la pena rinunciare a Insigne per una cifra vicina a quella spesa per Lobotka? Io lo trovo folle, anche perché quei soldi finirebbero a ripianare le lievi perdite dell’ultimo bilancio e Ounas si ritroverebbe unico esterno di rincalzo dietro Politano e Lozano. Non me lo leva nessuno dalla testa.
Fa bene perciò Lorenzo se di fronte a questa chiusura totale fa orecchie da mercante e resta a scadenza, anche se una parte della piazza ritiene normale e giustificabile che un presidente faccia profitti al grido di “quello è imprenditore”, mentre se lo stesso ragionamento lo fa un giocatore allora è mercenario. In realtà, un calciatore è un imprenditore di se stesso. O questa logica non vale per nessuno, oppure vale per tutti”.
Spalletti
“Io penso come Spalletti che il Napoli senza Insigne sia più debole. Come lo sarebbe senza Koulibaly, sul quale sembra essersi riacceso l’interesse onnivoro e bulimico del Psg e speriamo che sia solo un’invenzione dei giornali perché a meno dodici dal Venezia, e conoscendo i tempi biblici del club in entrata, certe partenze sarebbero una sciagura.
Intanto, Spalletti aspetta ancora un terzino sinistro e un centrocampista. Potrebbe battere il poco invidiabile primato di primo allenatore del Napoli a cui non viene comprato nemmeno un giocatore”.
Il tesoretto del Napoli
“Il presidente invece di lamentarsi, gridare al fallimento e mettere in vendita tutta la squadra dovrebbe fare mea culpa per aver avallato e gestito per anni uno squilibrio strutturale tra costi e ricavi, drogati solo dall’accesso in Champions, che è saltato ai primi rovesci sportivi. Altro che scudetto del bilancio.
Il Napoli viene da due bilanci in perdita consecutivi, ma rimane la squadra migliore della serie A per indice di liquidità, non ha debiti con le banche e ha circa 100 milioni di utili a riserva. Con la crisi che c’è in giro, non dovrebbe essere difficile fare quello che serve per completare la squadra.
Invece nisba, perché il tesoretto degli utili a riserva non si deve toccare.
Il fatto che per il secondo anno consecutivo il suo tesoro sia stato intaccato, per coprire le perdite generate dalla mancata qualificazione in Champions, è una cosa che fa impazzire De Laurentiis“.