Il Mattino: “Spalletti, il ritorno al Maradona tra ricordi, cicatrici e un amore mai spento”

De Laurentiis svela i dettagli sul divorzio con Spalletti, la reazione del CT della Nazionale

Luciano Spalletti tornerà domenica al “Maradona” da avversario — mai da nemico — e inevitabilmente riaffiorano i ricordi delle tre vittorie sulla Juventus che hanno segnato il suo percorso in azzurro. Il Mattino di Napoli ricorda l’11 settembre 2021, quando il Napoli rimontò i bianconeri con Politano e Koulibaly, e Spalletti decise simbolicamente di abbandonare l’abito per la tuta: sarebbe stato un anno di battaglia.

Poi il 13 gennaio 2023, la notte del 5-1, raccontata da Il Mattino di Napoli come un’apoteosi, con Spalletti che rincorse Allegri per un saluto mai ricambiato. Infine il colpo di Torino del 23 aprile, il gol di Raspadori al 93’ che trasformò la città in un’unica festa: diecimila persone ad attendere il “Comandante” a Capodichino.

Nel lungo racconto ricostruito da Il Mattino di Napoli, vengono ripercorsi i 696 giorni di Spalletti sulla panchina azzurra: dalla presentazione dell’8 luglio 2021 alla festa-scudetto del 4 giugno 2023. Un percorso iniziato tra le macerie morali del fallimento Champions e proseguito con la capacità di ricostruire spirito, gioco e mentalità. «Napoli e i napoletani non saranno mai il mio passato», scrive Spalletti nella sua autobiografia, ricordata dal quotidiano.

Il Mattino di Napoli sottolinea anche l’origine della frattura con Aurelio De Laurentiis: dalla sconfitta di Empoli al ritiro imposto senza consultare il tecnico, fino alla famosa PEC che attivò il rinnovo automatico. Una clausola che Spalletti cancellò simbolicamente sul suo telefono, spiegando poi di aver lasciato il Napoli per «mancanza di rispetto umano» e per l’impossibilità di sostenere un conflitto ormai continuo con il presidente.

Restano però cicatrici “bellissime”, come le definisce lui stesso: il tatuaggio con la N e il tricolore inciso sull’avambraccio, la Panda donata al Santobono, le notti trascorse a Castel Volturno trasformato in trincea, le sedute individuali con Osimhen, la costruzione dei “Fantasmi Predatori”, la squadra capace di dominare l’Italia dopo 33 anni.

Nel finale del lungo ritratto, Il Mattino di Napoli ricorda come Spalletti abbia portato il Napoli fino al punto più alto il 4 maggio a Udine, tra sogni di Champions e la festa infinita in città. Un amore che lui stesso definisce «il mio tatuaggio dell’anima», destinato a restare anche ora che siede sulla panchina della Juventus.