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Breve storia: Piazza vittoria e la colonna spezzata

Piazza Vittoria e la colonna spezzata

Una vittoria e un monumento il mare come contorno

La vittoria è quella che ci vide trionfanti contro i turchi di Lepanto, nell’enorme slargo assolato della piazza, crocevia tra la città e il mare. Una colonna spezzata, poco più avanti e sulla discesa verso il mare, omaggia i caduti, i marinai, le vittime del grande Mediterraneo.

«Una colonna di palmi trentaquattro e mezzo, e di diametro palmi quattro di marmo cipollazzo» (il marmo cipollino è una varietà di marmo utilizzata dai romani, estratto nelle cave greche di Eubea, n.d.a.), scriveva Carlo Celano, «che cosa più bella veder non si può, non dico in Napoli ma per l’Italia».

La colonna incompleta fu rinvenuta agli inizi del XVII secolo durante i lavori di scavo alle fondamenta del campanile incompiuto del duomo – protagonista di un lungo litigio tra l’arcivescovo Ascanio Filomarino e le rappresentanze nobili della città che la volevano utilizzare per erigere l’obelisco di San Gennaro – ma quasi sicuramente ha provenienze ben più antiche: potrebbe essere, infatti, una delle colonne a sostegno e a decoro del Tectum, il teatro di Nerone.

Cosimo Fanzago la portò a termine come si vede oggi, ma non vi fu ancora pace. Nell’agosto del 1656, con la fine della peste, i Teatini avrebbero voluto dedicarla al futuro santo Gaetano da Thiene in concorrenza con l’obelisco in costruzione a piazza San Domenico. Sulla base del monumento c’è ancora un’epigrafe che ne segnala la fallita destinazione, passerà infatti ancora un secolo, a deposito nella chiesa di San Paolo Maggiore e poi al Museo nazionale, prima di arrivare sulla promenade quando, così spezzata e bellissima, fu dedicata ai caduti in mare.

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