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Ziliani: “L’ammutinamento del Napoli preludio di sconfitte. Ecco la situazione”

Paolo Ziliani: “L’ammutinamento del Napoli è il preludio alle sconfitte”. Il giornalista de Il fatto Quotidiano lancia l’allarme in casa partenopea

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Paolo Ziliani: “L’ammutinamento del Napoli è allarmante”, il giornalista dalle colonne del Fatto Quotidiano analizza quanto accaduto in casa partenopea e fa un paragone con i grandi ammutinamenti nel calcio.

ZILIANI E L’AMMUTINAMENTO DEL NAPOLI

“L’ammutinamento post Napoli–Salisburgo 1–1, coi giocatori che si rifiutano di tornare in ritiro e fanno ritorno alle loro case, con Ancelotti, l’allenatore, scavalcato e delegittimato e De Laurentiis, il presidente, che adisce le vie legali nei confronti dei ribelli e ordina al tecnico l’adozione di nuovi ritiri, è una storia col finale già scritto: quella delle insubordinazioni del Pianeta Pallone che lasciano sul campo solo macerie.
E a Napoli lo ricordano benissimo. “Premesso che siamo professionisti seri e che nessuno questo può negarlo…”.

Cominciava così, in un italiano un po’ stentato, il comunicato–stampa che l’11 maggio 1988 il portiere Garella, uscito in ciabatte dallo spogliatoio, lesse d’un fiato ai cronisti.
Il Napoli aveva buttato al vento lo scudetto, scavalcato dal Milan di Sacchi, dopo un crollo improvviso e inaudito (1 punto nelle ultime 5 partite).

“La squadra – continuò Garella – è sempre stata unita e l’unico problema è il rapporto mai esistito con l’allenatore. Nonostante questo gravissimo problema, la squadra ha risposto sul campo sempre con la massima professionalità.
Di questo problema la società era stata preventivamente informata”. A buoi scappati, chiudere la stalla non servì a nulla.

Anzi, lo strappo tra la società (che si schierò con l’allenatore) e i giocatori divenne insanabile e quattro titolari, Bagni, Ferrario, Giordano e Garella, considerati i capipopolo, furono epurati. Intanto, lo scudetto se n’era andato”.

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L’AMMUTINAMENTO NEL CALCIO

Ziliani sull’ammutinamento del Napoli, poi aggiunge: “con comunicato”avvenne anche nel ritiro della nazionale di Francia durante i mondiali in Sudafrica del 2010. In segno di protesta contro la Federazione che aveva rispedito a casa Anelka, reo di aver insultato il c.t. Domenech nell’intervallo di Francia–Messico 0-2, i blues all’indomani si rifiutarono di sostenere la seduta d’allenamento e chiesero proprio al c.t. di leggere ai media il loro comunicato.
“Tutti i giocatori della nazionale francese, senza eccezione – recitava l’incipit – vogliono affermare il loro dissenso con la decisione presa dalla Federazione di escludere Nicolas Anelka”.
Morale della favola: le cose peggiorarono, il capitano Evra venne alle mani col preparatore Duverne, considerato la spia del c.t., e la Francia perse anche l’ultimo match col Sudafrica finendo ultima e tornando a casa tra le pernacchie.
Ai mondiali 2018 furono i giocatori dell’Argentina, capitan Messi in testa, ad ammutinarsi contro il c.t. Sampaoli considerato dal gruppo inetto e inadeguato.

L’Albiceleste giocò così in sostanziale autogestione fino all’eliminazione negli ottavi per mano della Francia (4–3); un po’ quel che capitò alla sventurata Italia di (S)Ventura che ai mondiali 2018 non si qualificò nemmeno.
Dalla riunione tecnica post–Macedonia fatta dai giocatori senza la presenza del c.t., alla formazione di Italia–Svezia spedita da Ventura agli azzurri via WhatsApp fino a De Rossi che in panchina si rifiuta di entrare e dice: “Non fate entrare me, mandate dentro Insigne”.

La storia di un c.t. allo sbando e di un ammutinamento, anche questo, finito a schifìo, come ripeteva Franco Franchi nella colonna sonora di “002 Operazione Luna” (1965) e con le dovute correzioni d’accento, dal siculo al napoletano, “a schifo finisce” è quel che si troveranno a dire, tra non molto, tutti i tifosi del Napoli“.

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