Maurizio Compagnoni spiega come saranno le telecronache in tv dopo la pandemia. Il covid continua a cambiare il calcio per come lo consociamo.
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NAPOLI. Il calcio dopo il coronavirus non sarà più lo stesso, a farne le spese saranno anche le telecronache come ha spiegato il giornalista Sky Maurizio Compagnoni.
«Avevo già lavorato su gare in stadi deserti, ma in Juve-Inter, l’ultima partita che ho coperto prima del “lockdown”, il silenzio era ancora più irreale. Il rumore di fondo del pubblico è fondamentale per la riuscita dello spettacolo televisivo. Se posso evito le cabine, prediligo le postazioni all’aperto. Credo che si debba portare il telespettatore “dentro” la partita, se però attorno c’è il nulla ambientale, diventa dura».
Cambia anche lo stile di telecronaca?
«Se sei in mezzo a migliaia di persone urlanti, un minimo di condizionamento, anche inconscio, è umano. Io, a stadio pieno, dopo un gol urlo “rete! rete!” e poi sto zitto qualche secondo affinché a casa sentano l’atmosfera sulle tribune. A porte chiuse però i vuoti vanno riempiti e l’enfasi deve essere rimodulata. Per contro, si può tacere quando gli allenatori e i giocatori gridano: quelli possono diventare momenti di cronaca, capire che cosa si dicono».
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Maurizio Compagnoni, giornalista di Sky sport, sulla questione telecronache ha poi aggiunto:«Penso che l’assenza di tifosi possa incidere sulla partita, abbassarne il ritmo, l’intensità e l’aggressività. Dopo tre-quattro giornate dalla ripresa del campionato, sarà interessante studiare certe dinamiche di gioco. Per esempio, non mi stupirei se il pressing subisse delle mutazioni».
I telecronisti potranno sforzare meno la voce, non urleranno troppo. Sarà così?
«Sarà un po’ come cantare a cappella, senza la musica. Bisognerà stare attenti al possibile stridente contrasto tra le voci alte e queste enormi cattedrali vuote, che diventeranno gli stadi. Bisognerà evitare l’effetto pugno nello stomaco».