Gazzetta dello Sport: “L’icona più amata da tifosi e turisti ora è un problema”

Napoli, ressa per il murale di Maradona. Folla di turisti in città

Da quando Diego Maradona è morto, Napoli ha cercato un simbolo da venerare. Come racconta Marco Ciriello sulla Gazzetta dello Sport, lo ha trovato nei Quartieri Spagnoli, dove nel 1990 Mario Filardi dipinse un murale che ritrae un Diego gigante. Da semplice opera d’arte è diventato un vero e proprio mausoleo a cielo aperto, un’icona sacra per migliaia di tifosi e turisti.

Nel suo articolo per la Gazzetta dello Sport, Marco Ciriello spiega come l’immagine di Maradona abbia assunto il valore di un effigie bizantina: una presenza per procura, capace di incarnare lo spirito di una città intera. Da Mourinho a Conte, fino ai pellegrini del calcio di tutto il mondo, tutti sono passati da lì. Ma la maggior parte dei maradoniani, come osserva Ciriello, sa che il vero culto di Diego non vive solo sotto quel murale, ma nei luoghi della sua vita: il centro Paradiso di Soccavo, lo stadio che porta il suo nome, via Scipione Capece, il lungomare, i locali, persino il Golfo dove tutto ebbe inizio.

Come sottolinea Marco Ciriello sulla Gazzetta dello Sport, il sentimento popolare ha però trasformato il murale in un santuario profano: tra magliette, fiori, candele e gadget, Largo Maradona è diventato un tempio del turismo calcistico. Con il boom del Napoli, i due scudetti e la crescita dei visitatori, la spiritualità si è intrecciata al commercio, fino a generare un nuovo tipo di economia urbana. «Non basta il selfie, serve anche il gadget», scrive Ciriello, riprendendo un vecchio pensiero dello stesso Diego: «Non voglio che il miliardario si faccia più miliardario con Maradona».

Nell’analisi firmata da Marco Ciriello per la Gazzetta dello Sport, la vicenda recente dei venditori multati e del murale coperto per protesta diventa emblematica: Antonio Esposito, commerciante a capo della contestazione, rivendica la proprietà di quello che era Largo Emanuele De Deo e oggi è conosciuto come Largo Maradona. Da una parte i vigili e il Comune, dall’altra un pezzo di Napoli che difende il turismo “a prescindere”, senza una reale visione di sostenibilità. Ciriello paragona la scena a Café Express di Nanni Loy: tra abusivismo, devozione e caos urbano, l’icona di Diego rivela un problema più profondo della città.
Maradona, conclude l’autore, «scenderebbe dal muro per cacciare i mercanti dal tempio». Ma a Napoli, il vero problema non è religioso — è l’assenza di un’idea di Napoli.