L’ex medico sociale della SSC Napoli, Alfonso De Nicola parla del suo addio agli azzurri e chiarisce un concetto sullo staff sanitario.
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Alfonso De Nicola è uno dei tesserati di lungo corso del Napoli di De Laurentiis.
De Nicola divenne il medico sociale nel 2005, cioè pochi mesi dopo l’acquisto del club da parte del produttore cinematografico.
Secondo alcune indiscrezioni, riportate da Cronache di Napoli, il vero motivo della rottura tra il Napoli e De Nicola, sono state grosse divergenze tra il medico e il tecnico Ancelotti.
L’intesa tra i due non sarebbe ottima. All’allenatore non sarebbe piaciuta la gestione degli infortuni di Meret, che doveva fermarsi per un mese e mezzo ma che invece è stato ai box per quasi cinque mesi, e Ghoulam.
A verbale viene messo anche lo svenimento di David Ospina. Il portiere dopo aver subito un colpo alla testa rimase in campo, qualche minuto dopo però perse i sensi, nella partita con l’Udinese.
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SSC Napoli, Alfonso De Nicola torna parlare
L’ex medico sociale della SSC Napoli, Alfonso De Nicola, è tornato a parlare della sua esperienza in azzurro nel corso della trasmissione ‘Linea Calcio’, in onda su Canale 8:
“Mi manca tanto l’ambiente Napoli, ero lì da 30 anni. Mi manca lo spogliatoio, ma anche l’adrenalina della partita vissuta dalla panchina che è più bella del solito. Mi manca il rapporto quotidiano col lavoro.
Tornerebbe nel calcio? Per ora non credo ci siano i margini perché non ho ricevuto proposte, ma se mi chiamassero sarei pronto ad accettare. Se qualcuno ha fatto a meno di meno aveva dei motivi”.
De Nicola ha aggiunto:
“Al Napoli si fece un progetto con il vecchio direttore e una volta portato a termine è finito il mio mandato, il passaggio del testimone era obbligatorio.
Il mio sogno era quello di non avere nessun infortunato in infermeria. Potevamo programmare ancora insieme, ma è mancata la necessità o la voglia di farlo. Non se n’è mai parlato.
Perché tutti questi infortuni in casa Napoli? Lo staff sanitario che ha lavorato con me l’ha fatto con gli stessi metodi. Quello che forse io riuscivo a fare più degli altri era una collaborazione diversa con lo staff tecnico”.