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Zé Maria: “Calciopoli non è finita. C’è un sistema oltre il campo. Vi spiego tutto”

Zé Maria ex di Parma, Perugia e Inter parla della serie A e fa alcuni rifermenti molto importanti portanti su Calciopoli.

Calciopoli non è finita parola di Zé Maria. L’ex calciatore dell’inter ai microfoni di“1 Football Club”, programma radiofonico condotto da Luca Cerchione in onda su 1 Station Radio, parla della serie A e di alcune situazioni strane che ancora oggi condizionano le partite:

Napoli: lo scudetto è ancora possibile?

“Io penso che il Napoli debba lottare per i primi posti. La squadra è forte, l’allenatore mi piace ed è tra i più bravi al mondo. Spalletti è un vincente ed imprime questa mentalità. Devono lottare per i primi tre posti sicuramente”.

A distanza di 20/30 anni, nel periodo di Calciopoli, capivi che c’era qualcosa di strano fuori dal campo?

“Il giocatore alcune cose non le capisce. Capire quello che il sistema fa oltre il campo è difficile anche per l’allenatore. Tante cose non passano da lui e da noi; e purtroppo alcune cose capitano”.

Oggi vedi ancora qualcosa di strano nel calcio?

“Sì. Certe decisioni che vengono prese non corrispondono alla realtà. Il Var è arrivato per togliere questi dubbi, ma gli esperti di calcio lo dicono: le scelte non sono chiarissime“.

Quanto è importante avere un giocatore che sia d’ispirazione in squadra? Come Benzema

“Conta tantissimo avere un giocatore di personalità e qualità. Questi giocatori si prendono responsabilità. Un esempio è Giroud. Lui è un giocatore con la giusta mentalità, vuole battere tutti. Per esempio è successo contro il Napoli. Questa è la mentalità che manca a tanti giocatori, soprattutto italiani”.

Sulle italiane in Champions League: cosa manca per poter competere?

“Tanti fattori. Uno sicuramente è la sicurezza nei propri mezzi. Quando una squadra italiana va a giocare contro una inglese o spagnola probabilmente pensano che già perderanno. Ma se ti chiami Inter, Juve o Milan puoi competere con chiunque. Se l’Inter va a giocare contro il Liverpool deve batterlo, o almeno giocarla alla pari. Questo è un discorso di mentalità, che deve essere vincente. Bisogna cambiare quella”.

Per esempio come era successo col Parma in passato?

“Esatto. Il Parma aveva fatto grandi investimenti. La nostra squadra era composta da giocatori che giocavano nelle loro rispettive nazionali. Non avevamo paura di guardare in faccia nessuno. Non c’era paura di affrontare una squadra straniera, anzi, era un piacere”.

 

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