Milano con Inter e Milan sognano lo scudetto, il Napoli resta a guardare dopo aver lottato per tutta la stagione per il titolo. Ancora una volta la squadra azzurra deve guardare qualcun altro vincere il titolo, come accaduto già nel recente passato con Sarri. In quel caso non bastarono 91 punti per arrivare al primo posto, a causa di una Juventus schiacciasassi e di arbitri poco attenti, per usare un eufemismo. Sarri poi venne allontanato pagando un po’ per tutti la disfatta azzurra.
Napoli, Spalletti e lo scudetto
Quest’anno ad andare vicino al titolo è stato Luciano Spalletti, in un campionato che in tanti dicono sia stato più semplice rispetto a quello del 2018 con Sarri. Ma che lo fosse o no, il Napoli poteva vincere un campionato in cui Milan e Inter di certo non hanno brillato per continuità. Spalletti difende la qualificazione in Champions League, obiettivo primario ma certo anche lui si era ingolosito, così come avevamo fatto i tifosi che dopo il 6-1 al Sassuolo sono ancora più arrabbiati perché sanno che le potenzialità c’erano. E non ne ha fatto un mistero Mertens. Ecco proprio Mertens è stato forse il grande errore di Spalletti in questa stagione, il belga ha segnato 11 gol giocando poco e quasi mai insieme ad Osimhen. Una coppia sacrificata in nome dell’equilibrio. Ma il Napoli (inteso come squadra) ha gettato alle ortiche lo scudetto, perdendo in casa con Empoli, Spezia e Fiorentina, facendosi rimontare dell’Empoli. Colpe che non si possono cancellare.
Ma possibile che la colpa sia sempre e solo di allenatore e squadra? Perché anche quest’anno sembra che tutto ricada su Spalletti, il cui rapporto con De Laurentiis è già naufragato. Sarà lui a dover pagare per tutti probabilmente. Così come avvenuto in passato anche con Sarri e Ancelotti, uno che con le squadre forti ha vinto gli scudetti in tutta Europa. Eppure anche la società sembra aver colpe, con un mercato totalmente assente, con una fragilità manageriale evidente e con la mancata presenza nei momenti di difficoltà, quando ancora si lottava per il titolo. Eppure nel fiume di interviste di De Laurentiis non c’è mai stato un mese culpa.