Maradona, l’accusa dei giudici scuote l’Argentina: “Diego è stato spinto verso la morte”

Maradona e il fisco: la verità sul debito

A quasi quattro anni dalla sua scomparsa, Diego Armando Maradona continua a non trovare pace. Non solo nella memoria collettiva, ma soprattutto nei tribunali argentini. È quanto emerge dalle drammatiche udienze in corso presso la terza sezione penale del tribunale di San Isidro, oggi diventata la dodicesima, dove è in corso il processo ai sette membri dell’équipe medica che ebbe in cura il Pibe de Oro negli ultimi mesi di vita.

Secondo quanto riportato da Francesco De Luca su Il Mattino, i magistrati argentini Patricio Ferrari, Cosme Iribarren e Laura Capra hanno pronunciato parole pesantissime: «Hanno deliberatamente e crudelmente deciso che dovesse morire», ha affermato Ferrari mostrando la foto di Maradona morto. L’accusa è omicidio colposo con dolo eventuale, e i sette imputati – tra medici e infermieri – rischiano fino a 25 anni di carcere.

Le testimonianze: accuse gravissime
A rendere ancora più pesante il clima processuale sono state le dichiarazioni delle figlie Dalma e Giannina, della compagna Veronica Ojeda, e di numerosi medici coinvolti. Dalma ha accusato il neurochirurgo Leopoldo Luque, artefice dell’operazione alla testa del 3 novembre 2020, di aver recluso suo padre, impedendogli di dire la verità nelle videochiamate. Ojeda ha parlato di «una casa senza assistenza, con odore di urina ovunque, senza neanche un’ambulanza davanti, come promesso».

A ciò si aggiungono le voci di altri specialisti che esaminarono Maradona prima dell’intervento: Carlos Correa, Cesar Cesarini e Guillermo Burry si dissero contrari all’operazione. Ma Luque tirò dritto, ricoverando Diego alla clinica Olivos dove però non lo operò direttamente, pur essendo un neurochirurgo. L’intervento peggiorò le condizioni di salute di Maradona, affetto da una grave cardiopatia: il cuore pesava 503 grammi, quasi il doppio del normale.

I dubbi dei magistrati
Secondo i risultati dell’autopsia – come riportato da Il Mattino – non c’erano tracce di alcol o droghe nel corpo di Maradona, ma solo un mix di farmaci mal somministrati. La magistratura non ha dubbi: la convalescenza fu gestita in modo inadeguato, in un appartamento privo dei minimi standard di assistenza. Il consenso al trasferimento fu dato da Jana Maradona, mentre le altre figlie avrebbero rifiutato quella sistemazione.

Dalma ha ricordato che il padre le chiese aiuto, dicendo che era stato «derubato e sequestrato». Anche Ojeda ha parlato di progressivo degrado fisico e psicologico, e di una presunta relazione sentimentale tra Maradona e la psichiatra Agustina Cosachov, oggi tra gli imputati.

Il processo prosegue: verità entro luglio
Il tribunale ha tagliato la lista dei testimoni per accelerare i tempi e chiudere il processo entro luglio. Restano da chiarire tanti punti, primo fra tutti il movente: perché “spingere” Maradona verso la morte, se era una fonte di guadagno per l’intera équipe sanitaria? Una risposta che i giudici cercheranno di ottenere nelle prossime udienze.

Un caso che scuote l’Argentina e tutto il mondo del calcio. Perché Diego non era solo un calciatore. Era un simbolo. E forse, proprio per questo, meritava di più.