Napoli Palazzo reale torna il trono di Ferdinando II di Borbone. Dopo un restauro durato due anni, riaprono il: Grande appartamento di etichetta e il cortile delle carrozze.
Di: Paolo De Luca Repubblica
Palazzo reale torna il trono di Ferdinando II di Borbone
NAPOLI-ERA il trono su cui sedettero re Ferdinando II e Francesco II, gli ultimi sovrani borbonici delle Due Sicilie. Il seggio, realizzato negli anni Quaranta dell’Ottocento e circondato da un baldacchino settecentesco di velluto rosso, è soltanto una delle bellezze che tornano visibili all’interno del Palazzo reale di Napoli, che rimarrà aperto per il ponte di Pasqua assieme agli altri siti del Polo museale campano.
Dopo un restauro durato due anni, riaprono infatti al pubblico le sale del cosiddetto “Grande appartamento di etichetta” e del cortile delle carrozze. I lavori hanno interessato le superfici decorate, le tappezzerie, gli arredi, le pavimentazioni e gli infissi. Gli ambienti tornano a risplendere, così come dovevano apparire ai tempi di Ferdinando II.
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Dalla Sala del trono, ornata con stucchi al soffitto rappresentanti le quattordici province del regno, si accede a quella cosiddetta degli Ambasciatori, un tempo semplice corridoio di collegamento tra le stanze di rappresentanza e gli appartamenti privati, trasformato poi in ala istituzionale da Ferdinando II.
L’area, divisa in due ambienti, include i dipinti seicenteschi di Belisario Corenzio sui “Fasti della Casa di Spagna” e quelli di Battistello Caracciolo su “La conquista militare del Regno di Napoli” ottenuta da Gonsalvo de Cordova, detto il “Gran capitano”.
Gli spazi sono ulteriormente arricchiti con opere e preziosi provenienti dai depositi e mai esposti prima, per fornire uno spaccato del gusto e della vita di corte. Come la serie di tempere dell’artista torinese Giuseppe Verani, che decorano il passetto del generale.
Da non perdere il piccolo vano, riconvertito a oratorio per Maria Cristina di Savoia (prima moglie di Ferdinando II e madre del re Francesco II). È qui che la “regina santa”, morta prematuramente di parto nel 1836 e beatificata nel 2014, si ritirava a pregare sull’altare ligneo al centro della sala.
Gli interventi di restauro rientrano nel Poin, il Programma operativo interregionale, e sono frutto del “Progetto di adeguamento funzionale e impiantistico” di Segretariato regionale della Campania, Polo museale e Soprintendenza Archeologia e belle arti di Napoli.