L’intervista a Il Mattino dell’ex procuratore federale Giuseppe Pecoraro ha innescato una serie di polemiche su Inter-Juventus del 2018.
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Inter-Juventus del 2018 sta diventando un nuovo caso per il calcio italiano. La partita per eccellenza della Serie rischia di fare di nuovo scuola, come accaduto già qualche anno fa (ricordate l’arbitro Ceccarini?). Ebbene le rivelazioni fatte dall’ex procuratore Giuseppe Pecoraro a Il Mattino hanno incendiato il dibattito su una partita che coinvolge anche il Napoli, che nel 2018 era in piena lotta scudetto.
Inter-Juventus può essere scandagliata da qualsiasi immagine, ma nonostante le tecnologie a disposizione non si trova un audio. Proprio quello che avrebbe potuto far luce sul fallo (netto) di Pjanic su Rafinha e che avrebbe potuto portare all’espulsione del centrocampista. Come ammesso da Pecoraro quei file richiesti arrivarono mesi dopo e nella cartella non c’era nessun audio per l’episodio specifico. Questo perché il mancato cartellino giallo non rientra nel protocollo Var, ma il fatto che manchi proprio solo quell’audio di certo fa pensare.
Il Var e la fase 2 del calcio
A questo punto bisogna fare un’altra, l’ennesima, riflessione sul calcio nostrano. Il Var doveva e poteva essere la fase 2 del calcio, un supporto tecnologico che doveva garantire ulteriormente la regolarità del campionato. Eppure ci sono ancora molte perplessità, non sulla tecnologia in se ma bensì sull’utilizzo. C’è ancora troppa discrezione da parte degli arbitri e spesso, chissà perché sempre in momenti cruciali e magari a favore di qualche squadra, il Var resta in silenzio.
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Errori marchiani li ha subiti anche il Napoli in questa stagione con i rigori non concessi, basta ricordare quelli con l’Atalanta o col Torino (ma ce ne sono molti altri). Insomma ci si chiede, ma questo Var a cosa serve se viene usato ad intermittenza? La questione di Inter-Juventus del 2018 dovrebbe aprire una profonda riflessione, perché per ora in questa fase 2 del calcio non è cambiato assolutamente nulla.