Roberto Carlos Sosa parla del Napoli della corsa scudetto, lo fa durante una intervista rilasciata a Gazzetta dello Sport.
L’attaccante spazza via la scaramanzia e dice: «Scudetto già vinto. Spalletti l’ho avuto a Udine. Se penso a lui, non mi ricordo di come giocava tatticamente. Mi ricordo la sua empatia: te le faceva toccare con mano le cose in cui credeva».
Te lo senti anche un po’ tuo questo probabilissimo scudetto?
«Mi sento d’aver messo il primo mattone, il primo a dire: crediamoci. Il primo atto di fede. Con i compagni, De Laurentis e Marino, abbiamo attraversato l’inferno e oggi siamo alle porte del paradiso».
Dovendo scegliere uno di questo Napoli?
«Facile dire Osimhen, ma scelgo Simeone. Mi ci rivedo in lui. Umiltà, orgoglio, dedizione. Sta in panchina solo perché ha davanti un fenomeno, accettare non è facile ma lui è impeccabile».
Dovrai scegliere se fare il commentatore o l’allenatore.
«Ho allenato in Argentina, Bolivia, in Italia e nei Paesi Arabi. Nessun dubbio: mi sento allenatore. Fino a giugno mi sono messo il cuore in pace: seguirò questo Napoli che è come fare un master a Coverciano. Ho tutti i patentini che servono, devo solo trovarmi un bravo procuratore».
Il calciatore più forte con cui hai giocato?
«Guillermo Schelotto al Boca, Amoroso all’Udinese e Pocho Lavezzi al Napoli. Un pazzo. Genio e sregolatezza. Non gli piaceva allenarsi. Per un anno ha fatto finta di non parlare e non capire l’italiano per non avere rotture di scatole».
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