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Gattuso si difende: “Io chiamato terrone, poco credibile come razzista”

Gennaro Gattuso parla Repubblica del suo mancato approdo al Tottenham

Gennaro Gattuso si difende dalle accuse di razzismo. Il tecnico aveva lasciato al Fiorentina anche perché aveva un’offerta dal Tottenham, voluto fortemente da Fabio Paratici. Gattuso però non ha mai allenato la formazione di Londra, anche perché è stato accusato di aver pronunciato frasi razziste. Ma l’ex tecnico del Napoli ha voluto fare chiarezza su questo punto, difendendosi da tutte le accuse di razzismo e sessismo.

Eppure, malgrado il bel gioco del Napoli, sembra che a Londra i tifosi non l’abbiano voluta perché lei
sarebbe razzista, sessista e omofobo.

«Faccio fatica a credere che sia stato questo il motivo, al limite può essere rimasta nella loro mente l’immagine della mia lite del 2011 con Jordan, allora viceallenatore del Tottenham».

Sospetta qualche gioco di potere interno?

«Di sicuro io non sono né razzista, né sessista, né omofobo: sono state travisate vecchie dichiarazioni mie. Perché  non chiedete ai miei ex compagni e ai giocatori che ho allenato del mio rapporto con loro? Io mi sono preso del terrone in tutti gli stadi: come razzista non sarei molto credibile. Quanto al resto, non perdo tempo con le  sciocchezze. Piuttosto, la mia vicenda insegna una cosa».

Quale?

«Che l’odio da tastiera è pericolosissimo e molto sottovalutato. Io sono un personaggio pubblico e ho la forza per reagire alle calunnie, ma non tutti riescono a sopportarle. C’è chi per debolezza magari si butta dalla finestra. È un problema serissimo: che cosa si aspetta a intervenire?».

Se lei avesse qualche profilo social, potrebbe replicare lì: quest’inverno si speculava sulla sua malattia.

«Non ho preclusioni in assoluto verso i social: ho due figli e non vivo nel medioevo. Ma non concepisco l’esibizionismo. Se sto in vacanza in barca con la mia famiglia o al ristorante, perché dovrei postare la foto? Soprattutto ai più giovani dico: usate meno la tastiera. Vivete la vostra vita, non quella degli altri».

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