Lingua Napoletana

‘A carna a sotta e e’ maccarun acopp’: le colorite espressioni usate dai napoletani

È gghiuta ‘a carna a sotta e e’ maccarun acopp’

Molte sono le colorite espressioni usate dai napoletani per esprimere concetti semplici; vere iperboli verbali, paraustielli. Ecco, ad esempio, come a Napoli diciamo che le cose sono cambiate:

Lingua napoletana : Si è ribaltata la situazione

È gghiuta ‘a carna a sotta e e’ maccarun acopp’ (oppure ‘ o caso a sotto e e’maccarun acopp’) è un detto molto di voga; l’immagine figurata è che la situazione si è ribaltata, come accade quando si mischia il piatto di pasta e la carne (o il formaggio) che era sulla pasta va a finire sotto. Situazione ribaltata pure per Gioacchino Murat che fu condannato a causa di una legge da lui stesso emanata: Gioacchino mettete ‘a legge e Gioacchino murette ‘mpiso (anche se Gioacchino Murat morì fucilato dal plotone di esecuzione borbonico a Pizzo Calabro e non impiccato).

Jette pe fottere e rimanette fottuto; è la giusta punizione a chi voleva fregare un altro ed invece restò fregato. Ad esempio voleva farsi offrire la cena dall’amico e invece fu costretto a pagarla per tutti.

A volte poi la situazione si ribalta in senso positivo e quindi storta va dritta vene; a cui si può aggiungere sempre storta nun pò gli. D’altronde :trica ca vene pesante. Anche qui la situazione si ribalta completamente; aspetta un po’ ma verrà pesante. La locuzione però non chiarisce se il pesante è una pesante miglioria o una pesante catastrofe. Quindi va bene per augurare entrambe le cose.

Riesce a ribaltare la situazione pure il tuo amico che è trasute e sicche e s’è mis e chiatte. Chiese di poter fare solo l’osservatore ed ora quasi quasi pretende di comandare. Evidentemente s’è pigliato ‘o rito cu tutta ‘a mano.

Tenta di rovesciare la situazione pure il chiattone che ti chiama palla di lardo: ‘ o ciuccio chiamma recchia longa o cavallo.

Un consiglio per evitare prevedibili cambi di situazione è: nun sputà ncielo ca in faccia te torna; se sputi verso l’alto, è prevedibile che lo sputo ti ritorni in faccia; un’altra meravigliosa iperbole napoletana.

Come meravigliosa è l’immagine data dalla locuzione padrone ‘e casa iesce fora; quando l’ospite diventa troppo “padrone”in casa d’altri.

A proposito di case  potremmo anche dire: a casa rò scarparo, ‘e scarpe rotte. Succede spesso che proprio colui che esercita un mestiere specifico si ritrovi senza strumenti proprio a casa sua. Sempre in ambito di scarpari, non dimenticare di fare solo ciò che sai fare bene, ovvero,si nun sì scarparo, perché rumpe ‘o cazzo ‘e semmenzelle?

 

Fonte: A. Colella manuale di Napoletanità