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“Napoletani invidiosi del Nord”. De Laurentiis li bacchetta, la reazione dei tifosi

La frase di De Laurentiis: “i Napoletani sono invidiosi del Nord” non è piaciuta ai tifosi del Napoli che dai social rispondono per le rime al patron e gli danno un consiglio!


Le parole di Aurelio De Laurentiis al corriere dello sport non sono piaciute ai supporter partenopei. Il presidente ha definito i napoletani innamorati del nord. Immediata la reazione dei tifosi. Sui social la pagina il Napulegno risponde per le rime al patron azzurro:

Perché mi guardi e non favelli?”

Così diceva Michelangelo Buonarroti di fronte alla perfezione muta del suo Mosè.

Così ripete De Laurentiis ai tifosi, non capendo la freddezza della città di fronte a una squadra competitiva da anni.

Michelangelo, in preda alla rabbia, colpì la statua con il suo martello sul ginocchio (o forse sul naso, chissà). De Laurentiis provoca “per amore”, come dice lui, chiedendosi se non sia il caso di comprare il Milan.

In realtà, il titolo della sua intervista sul CdS (la temuta intervista autunnale, che stavamo aspettando come la cartella di Equitalia) non riassume adeguatamente il pensiero di De Laurentiis.

Il presidente ritiene che a Napoli ci siano molti tifosi delle squadre strisciate “per invidia del Nord”, e quindi fa un ragionamento per assurdo, dicendo che per accontentarli dovrebbe forse comprane una.

Ma il punto, che a De Laurentiis sfugge, non è accontentare quei pochi sfigati nati sotto il Vesuvio che non tifano Napoli, e che da noi peraltro sono in proporzione molti meno che a Roma o nel resto del Sud Italia. Il punto è rientrare in sintonia proprio con i tifosi del Napoli.

De Laurentiis sembra non rendersi conto che la rottura della connessione sentimentale tra la società sportiva calcio Napoli e la città, dovuta non alle “mancate vittorie” ma ad anni di distanza e provocazioni verbali e fattuali inaccettabili, non si rimargina con una stretta di mano, lo sconto sugli abbonamenti e “scurdammece o passato”. Ci vuole amore, cura, e tempo.

Se De Laurentiis credeva di poter trasformare in sold out, in soli due mesi, 6.000 abbonati e 22.000 spettatori di media di un Napoli saldamente secondo e in Champions, era tragicamente in errore.

Farà bene ad avere pazienza, come ce l’abbiamo avuta noi quando siamo tornati comunque allo stadio dopo le sue continue intemerate verbali.

Non dia retta, De Laurentiis, agli analisti da divano e aperitivo, che ci spiegavano che a svuotare il San Paolo erano stati prima la fine dei biglietti gratis, poi la camorra, e adesso il fatto che “il Napoli è diventato troppo internazionale”.

Sono considerazioni borghesucce da quattro soldi, e noi onestamente non ci ricordiamo di un San Paolo pieno solo quando i giocatori erano travestiti da Pulcinella e veniva servita la pizza tra primo e secondo tempo.

Il San Paolo ha sempre avuto un pubblico interclassista ma molto popolare, e per riempirsi di nuovo ha bisogno di entusiasmo, di una narrazione avvincente e di prezzi ragionevoli. E di tempo.

La risposta degli abbonamenti e delle prime due partite casalinghe, comunque, lascia ragionevolmente sperare che si possa fare assai meglio dell’anno scorso.

Oltretutto, pensare di poter tornare al San Paolo degli 80.000 degli anni ‘80 sarebbe fuorviante. Erano altri tempi ed altre generazioni, come abbiamo scritto più volte.

Ed anche altri soldi. Qui si parla e straparla (con la pancia piena e il culo al caldo) dei napoletani che hanno “perso passione”, ma per capire tante cose basterebbe far notare che il PIL e il reddito pro capite della città di Napoli sono nel 2019 ancora inferiori a quelli del 2008, prima della grande crisi finanziaria e immobiliare.

In Italia è dappertutto così, tranne che in una città, Milano. Che, guarda caso, è anche l’unica che può riempire uno stadio da 60.000 posti. Ma è veramente un caso? Ovviamente no.



De Laurentiis, allora, dimostri con i fatti di rispettare di più la città e i suoi tifosi, come mi pare stia cercando di fare, pur con il suo carattere difficile e spigoloso, spieghi bene le decisioni assunte (buona, nell’intervista, tutta la parte dedicata al calciomercato e ai rinnovi), lasci stare la gestione tecnica (almeno pubblicamente) e soprattutto parli meno e porti pazienza.

La calma è la virtù dei forti. Ma pure il silenzio nun pazzea“.

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