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Statua per Maradona ad Acerra, il gesto di Diego è immortale: FOTO E VIDEO

Nel comune dell'area metropolitana inaugurata la statua per ricordare il gesto di beneficenza

Diego Armando Maradona resta immortale, un’altra statua è stata inaugurata ad Acerra per ricordare il suo gesto di beneficenza. Alla presentazione c’erano il sindaco Raffaele Lettieri, ma anche Giuseppe Bruscolotti campione di quel Napoli che vinse lo scudetto proprio con Maradona, presente anche Pietro Puzone.
All’inaugurazione c’erano anche tantissimi tifosi del Napoli, con bandiere e sciarpe che hanno intonato il coro “Diego, Diego”. Immancabile le immagini di Maradona al San Paolo, ma anche quelle di quella partita che il più forte giocatore del mondo volle giocare per beneficenza. Così come immancabile la colonna sonora ‘Live is Life’ degli Opus.

Statua Maradona: l’inaugurazione ad Acerra.

Maradona la statua della partita di beneficenza

Quando ha potuto fare beneficenza, Maradona non si è mai tirato indietro. Sapeva, ricordava bene il posto dal quale veniva e l’infanzia vissuta prima di diventare ciò che è diventato. Così nell’inverno del 1985, quando il calciatore Pietro Puzone racconta al campione argentino la storia di un bambino malato, il suo concittadino Luca Quarto, oggi 38enne, al tempo aveva pochi mesi e doveva essere sottoposto ad una serie di delicati interventi chirurgici in Svizzera per una malformazione. Quell’incontro gli salvò la vita. In televisione due anni fa disse che Maradona era per lui una sorta di secondo padre: “Gli sarò grato per sempre”.

Beppe Bruscolotti, il tignoso difensore che divenne amico inseparabile di Diego e gli cedette con orgoglio la fascia di capitano, quel pomeriggio lo ricorda bene. «Quando Pietro Puzone, nostro compagno di squadra, ci chiese di aiutare i genitori di un ragazzino che doveva subire un intervento molto delicato agli occhi e non avevano i soldi, Diego disse subito di sì. Anche in quel caso dimostrò di avere un grande cuore». Perché Maradona, primo tra gli ultimi, la miseria l’aveva dribblata, ma non per questo dimenticata. «Aveva provato che cosa significava essere poveri, e appena poteva aiutava le persone che avevano di meno. Dava soldi ai camerieri e agli inservienti, ma questo non era niente. Le opere di bene che ha fatto sono stante tante, e molto più consistenti“.

Su quella meravigliosa partita, Tommaso Mandato ha scritto un bellissimo libero: “Il centravanti in giacca e cravatta”.
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