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Quando sarà finita l’emergenza coronavirus, via tutti. La serie A segua il piano di De Laurentiis

La serie A deve riformarsi come ha suggerito Aurelio De Laurentiis. Quando finirà l’emergenza Coronavirus conviene seguire la linea dettata dal patron del Napoli.

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La serie A  è nel pallone, scusate il gioco di parole, la scandalosa sceneggiata, la pantomima di Parma-Spal ne sono la palese rappresentazione. L’emergenza Coronavirus si è impadronita dell’Italia e con essa anche del pallone.

La gestione del calcio sembra seguire una strada tutta italiana quando invece, come scrive calciomercato.com, andrebbe intrapreso un percorso lineare, netto. In momenti del genere, c’è una riunione, una sola, si decide e si va avanti, scegliendo quella strada.

L’inettitudine mostrata dai vertici del calcio e dello sport italiano in un momento così drammatico, porta ad una sola strada. Quando finirà l’emergenza Coronavirus, via tutti, a partire dal Ministro dello Sport che riesce nell’impresa di scontentare tutti.

Passando per un sindacato dei calciatori che si è mosso in modo tardivo e rispondendo a logiche elettorali. Per non parlare della Lega e dei vertici dello sport.

Pare che abbiano scoperto tutti con Juventus-Inter gli interessi che ci sono nel calcio, pare che abbiano scoperto tutti con il coronavirus che il calcio vale svariati miliardi di euro.

Con questa crisi tornano in mente le parole del presidente del Calcio Napoli, Aurelio De Laurentiis, che più e più volte si è schierato contro la classe dirigente del calcio Italiano e mai come oggi le sue parole diventano quasi Sacre.

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 LA SERIE A SEGUA LA LINEA DI DE LAURENTIIS

Aurelio De Laurentiis avrà commesso diversi errori, spiega avrà forzato la mano in tante circostanze, ma ha sempre espresso un concetto lineare.

Secondo De Laurentiis bisogna dare il calcio a professionisti che conoscano la materia, che vengano pagati e premiati per i risultati che ottengono.

C’è la necessità che la Serie A divenga industria a parte per quello che genera, così come diventino indipendenti gli arbitri, in una loro corporazione professionale.

Un mese, forse 45 giorni e l’emergenza dovrebbe, speriamo, finire, con il minor numero possibile di contagiati, di ricoveri e soprattutto di vittime. Dopo tutto questo, però, si agisca, si segua finalmente una strada.

Un piano quinquennale di rilancio del calcio italiano, con una governance precisa, forte, autonoma: e che abbia a cuore il bene del calcio, che poi si traduce anche nel bene dei portafogli di chi di dovere.

Pensare di voler cancellare il business dal calcio è ridicolo, riflettere su un nuovo modo di far girare un mondo che si sta trasformando in un circo piuttosto ridicolo diventa fondamentale.

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