Napoli risponde al giudice sportivo Sandulli. La sentenza della corte d’appello, offende il club di De Laurentiis e l’intero popolo napoletano.
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Quella del giudice sportivo Sandulli contro il Napoli è una sentenza chiaramente punitiva. Succede solo in Italia. Prima l’arbitro Pasqua in Napoli-Bologna (col Napoli che riesce lo stesso stoicamente a vincere).
Arriva poi la Corte d’Appello con una sentenza inquietante: sia giuridicamente che moralmente. Niente di nuovo sotto il sole. Sandulli, presidente della Corte Federale che nel 2006 mandò la Juventus in B con 17 punti di penalizzazione (poi ridotti a 9), più che un nemico fu un benefattore dei bianconeri. La squadra di Agnelli avrebbe dovuto finire in C, a essere giusti radiata. La sentenza emanata contro il Napoli è un abominio, un’offesa ad un club alla sua storia e alla sua gente.
Il dott. Franco Di Stasio dalle pagine del corriere del Mezzogiorno, ha voluto rispondere al giudice Sandulli. Ecco le sue parole:
NAPOLI RISPONDE A SANDULLI
“Non amo discutere le sentenze, ho troppi amici giudici e conosco le difficoltà di un lavoro estremamente impegnativo. Tra l’altro viviamo in un paese democratico e patria mondiale del diritto. Ci sono vari gradi di giudizio, sedi adatte e professionisti capaci per far valere le proprie motivazioni.
E non credo si possa sempre valutare la forma usata per scrivere le motivazioni, il linguaggio è necessariamente tecnico. Spesso ho sentito definire «bella» una sentenza, per i contenuti e anche per lo stile utilizzato. Allora ho cercato di leggere la sentenza del giudice Sandulli sul caso Napoli, valutando, soggettivamente, la forma, l’estetica e la contestualità”.
SENTENZA CHIARAMENTE PUNITIVA
Di Stasio aggiunge: “È una sentenza bruttissima, e scritta male. Infarcita di moralismi e richiami alla lealtà sportiva, che non capisco cosa c’entrino nel giudizio finale. Richiamare una squadra e una società come il Napoli al rispetto dei fondamenti dello sport è un esercizio inutilmente offensivo, che coinvolge tutti, anche i tifosi e la città.
Vorrei ricordare ai poco attenti estensori della sentenza che la società Calcio Napoli è un pezzo fondamentale della storia dello Sport italiano, che ha scritto pagine memorabili per tutti, anche per gli avversari. Da sempre, e anche oggi, con la continuità sostenuta da un passato glorioso, una società sana, con bilanci limpidi, con calciatori seri, e staff tecnico di primissimo livello.
Parlare di slealtà sportiva è molto grave. Ed incoerente, perché se così fosse un punto di penalizzazione è troppo poco. Se sono sleale, e questa è la punizione, magari valuto… E poi, alibi, volontà di non giocare la partita per paura, accordi più o meno segreti con un gruppo di cospiratori che comprende le Asl, i vertici della Regione, tutti talmente impauriti di giocare una partita di pallone da ordire una losca trama, sfruttando la scusa(?) di una pandemia, che per inciso sta flagellando il pianeta, hanno cercato di non far giocare una partita che giudicavano già persa.
Se Il giudice fosse stato informato sullo stato di forma delle due squadre, avrebbe dovuto aggiungere alla slealtà anche la stupidità, perché in quel periodo tutti i napoletani avrebbero voluto giocare la partita. A noi, caro giudice, piace vincere sul campo, i tavolini li utilizziamo per il tressette, o per degustare l’iconografica pizza“.
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