Morto Claudio Garella, portiere del Napoli di Maradona e del primo scudetto della storia della squadra partenopea.
Morto Claudio Garella, portiere del Napoli di Maradona e del primo scudetto è morto a Verona a 67 anni per problemi cardiaci in seguito a un intervento chirurgico. Garella fu il portiere del primo scudetto anche dell’Hellas. Quindi passò al Napoli conquistando il primo scudetto dei partenopei.
Garella è stato il portiere del Verona dello scudetto. In gialloblù ha giocato per quattro anni, collezionando oltre cento presenze. Dopo l’esperienza all’Hellas di Bagnoli passò al Napoli conquistando il primo scudetto dei partenopei.
L’avvocato Gianni Agnelli lo definì: «L’unico portiere che parava senza mani». Famose, infatti, le sue respinte con i piedi. Dopo un inizio negativo nella Lazio, il numero uno piemontese trovò la continuità di rendimento nella Sampdoria ma, soprattutto, nel Verona. In gialloblù viene ricordato per la straordinaria partita all’Olimpico nell’anno dello scudetto contro la Roma dove parò l’impossibile. Per lui la parata più importante della sua vita fu quella a San Siro contro il Milan su colpo di testa di Hateley.
Napoli da l’addio a Garella
Ricordato tanto per i suoi errori quanto per le sue parate e i suoi successi, Claudio Garella è sempre stato oggetto di lunghe discussioni nei bar sportivi. L’ex portiere che oggi 16 maggio compie 67 anni — e che ha giocato dal 1972 al 1991, vincendo anche due scudetti con Verona (1985) e Napoli (1987) — era tanto criticato per lo stile poco elegante negli interventi quanto apprezzato per la sua efficacia. Nessuno dei portieri moderni somiglia né può essere paragonato a lui: molti commentatori hanno fatto ironia sulle sue prestazioni, ma tanti tifosi lo hanno identificato come un idolo, anche per i successi ottenuti in piazze che fino a quel momento non avevano mai messo in bacheca trofei significativi. Indimenticabile anche l’aneddoto dell’autoradio, che portava sottobraccio ascoltando, e cantando Toto Cotugno.
Gli scudetti di «Garellik»
Hellas Verona e Napoli, due realtà molto diverse dove il tricolore non si era mai visto, riescono a vincere lo scudetto per la prima volta nella loro storia proprio con Garella in porta, che nel frattempo da «Paperella» era diventato «Garellik». Un’autentica impresa per chi parò i tiri di campioni Milan, Inter e Juventus con i piedi, con le ginocchia, con tutte le parti del corpo: un modo forse brutto da vedere ma decisamente efficace, promosso anche da una leggenda come lo stesso Maradona, che lo volle come suo portiere, convincendo anche il presidente del Napoli di allora, Corrado Ferlaino. Un portiere dalle caratteristiche uniche, che in più di un’occasione è tornato sul tema del suo stile: «Questo mito che paravo solo con i piedi non è vero: paravo con un po’ di tutto, ma evidentemente sapevo usare i piedi più di altri, addirittura una volta parai pure in rovesciata… (in Udinese-Cremonese nella stagione 1988-89 in serie B, ndr)».
Maradona e il Napoli
«Sono stato un portiere anomalo – raccontò Claudio Garella-, nessun allenatore ha cercato di cambiarmi. Istinto? Non solo, avevo un mio codice. Ricordo ciò che disse Italo Allodi, il manager che mi portò al Napoli: “L’importante è parare, non conta come”».
E Garellik parava. Di piede, come all’oratorio? Embé? Ai ragazzi piaceva perché incarnava il portiere in teoria alla portata di tutti. Le uscite basse erano spettacolari, Claudio allargava le manone avvolte in guanti enormi e poi deviava il pallone con la trippa o la punta di una scarpa o il lembo di un orecchio. Maradona lo testava sulle punizioni, in allenamento: «Ogni tanto qualcosa prendevo, non so come, e Diego se la rideva. Sono orgoglioso della mia carriera, sono stato il portiere del più grande».
Un rammarico: mai una presenza in Nazionale. «A quei tempi la concorrenza era forte. Galli, Zenga, Tancredi. Non so se mi spiego. Oggi c’ è Buffon e stop».