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Feltri: “Ancelotti piagnucola come i napoletani”. La risposta da Napoli è da applausi

Vittorio Feltri attacca Ancelotti e i napoletani dalle pagine di Libero. Da Napoli arriva una risposta da applausi

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FELTRI CONTRO ANCELOTTI

Vittorio Feltri se la prende con Carlo Ancelotti, reo di essersi accodato al piagnisteo di De Laurentiis e dei napoletani per il rigore non concesso al Napoli.

Il direttore di Libero non perde mai l’occasione di manifestare il proprio livore nei confronti del popolo partenopeo. Non lo meriterebbe, ma una risposta va data:

Sarebbe facile citare i piagnistei di Gasperini, ma  quelli li trovate tranquillamente su Google ma  voglio solo fare chiarezza sugli episodi di Napoli – Atalanta.

 

Non bastava il fratello di Mazzoleni, adesso ci mancava anche il rimbrotto di Feltri. Il maestro di Libero (sic!), anche noto per la sua eleganza ed educazione che tanto lo contraddistingue, dopo aver insultato (isterici, piagnoni, ecc…), come nel suo costume, i napoletani, ci ha offerto anche una lezione di calcio e regolamenti di tal giuoco.

Il neo professore dell’arte pedatoria che molto probabilmente prende lezioni private alla Gazzetta dello Sport ci ha spiegato perché non era rigore il contatto Llorente e Kjaer.

Nel farlo, dapprima ha elogiato Ancelotti e poi gli ha rimproverato di essersi unito “… al triste e sconsolante piagnisteo inscenato sugli spalti si è abbandonato a una protesta improntata a protervia al grido “era un penalty“.

 

La prima firma di Libero (sic!), dalla lingua sciolta e dalla penna graffiante non si è lasciato sfuggire la ghiotta occasione di infierire con “… che una persona seria quanto lei abbia potuto farsi trascinare in una sceneggiata farsesca…

L’illustre scrittore di Libero (sic!) ha infine chiosato: “Tuttavia non mi sembra il caso che un signore della sua statura si sia accodato all’isterismo dei tifosi e del presidente De Laurentiis, i quali si sono volgarmente stracciati le vesti per una discussa azione di gioco. Da lei, se non dalle tribune, ci saremmo aspettati un contegno più dignitoso”.

Lungi da me dall’entrare in conflitto dialettico con tale altisonante personaggio, il confronto sarebbe per me perdente con chi conosce perfettamente l’uso del congiuntivo, la consecutio temporum e l’aver appreso giornalismo grazie ai terroni costretti ad emigrare dalle sue parti.

A questo punto qualcuno adesso obietterà: “a ca’ servòn tuttè cheste chiacchierè?”

Il racconto siffatto è solo l’antefatto di quanto devo ancora.

Lo scopo è di chiarire che le proteste napoletane rivolte all’arbitro Giacomelli non consistevano nel contestare la sola mancata concessione del calcio di rigore per il fallo di Kjaer su Llorente.

Certo l’episodio che una stampa imbarazzante ha cercato di nascondere, per la platealità del fallo, avrebbe fatto scrivere altri titoli e titoli negli alti lidi.

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 Ma Napoli – Atalanta non è stata solo condizionata dal contatto Kjaer – Llorente.

La conduzione arbitrale, il mancato utilizzo del VAR su episodi altrettanto eclatanti hanno di fatto condizionato il pareggio finale.

Ai tanti falli tattici rimasti impuniti, Giacomelli, e Banti, ha negato agli azzurri tre calci di rigore e la superiorità numerica per buona parte della partita.

Al 66’ Pasalic, in modo pericoloso, col piede alto, travolge Callejon in area di rigore atalantina; c’era rigore per il Napoli ed espulsione di Pasalic.

Nel finale, prima del pareggio bergamasco, giunge il contatto Kiaer – Llorente e dopo il gol del 2 a 2 c’è anche il fallo di mano commesso da Toloi.

 

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