Paolo Ziliani parla dello scandalo che ha coinvolto la Juventus e tutto il calcio Italiano in seguito all’indagine Prisma .
Il giornalista Paolo Ziliani è il massimo fustigatore del malcostume (juventino) nel gioco più amato dagli italiani.
Laureato in psicologia a Padova, inizia come giornalista al Guerin sportivo, passa al Giorno, dov’è autore di un’esilarante rubrica sui cronisti di Novantesimo minuto. Infine approda a Mediaset. Attualmente collabora con il Fatto quotidiano, vive buona parte dell’anno a Cascais, in
Portogallo, e nel 2020 ha pubblicato Cristiano Ronaldo nel paese degli Agnelli (Indiscreto), un libro che aveva previsto molte delle accuse di cui si legge in questi giorni.
Ziliani in una recente intervista racconta le sue battaglie contro la “Juve” e gli arbitri e soprattutto le conseguenze che ha dovuto subire:
Il 26 ottobre del 2021 lei ha postato una foto su Twitter con sua moglie e suo figlio e ha smesso di cinguettare fino a pochi giorni fa: cos’era successo?
«È una ferita grande: difficile parlarne. Diciamo che la parte marcia del mondo del calcio, dopo avermi portato in tribunale una dozzina di volte, allenatori, dirigenti, arbitri, giocatori, capi Ufficio Inchieste eccetera, ha pensato bene di scatenare sulla mia famiglia la più classica delle shitstorm, infamità che niente avevano a che fare con la mia sfera professionale. Barbarie pura».
Ora ha ripreso l’attività social perché è meno minacciato?
«L’ho ripresa perché oggi stanno emergendo le illegalità e gli scandali che per anni ho denunciato quasi in totale solitudine. Nelle carte di Torino non c’è nulla di cui non abbia scritto. Ora attendo l’esito dei processi fiducioso in quello penale, meno in quello sportivo della giustizia Fjgc, come l’ho ribattezzata dopo il caso Suarez, e ho riaperto il libro. Ultimo capitolo, poi lo chiuderò».
Che lei sappia, anche altri colleghi sono stati monitorati?
«Ho lavorato a Mediaset con Maurizio Pistocchi e lui è stato un altro bersaglio di questo calcio in cui i giornalisti liberi hanno vita difficile».
Sapeva che Zdenek Zeman era tifoso juventino?
«Sì. E soprattutto che è un uomo onesto
Che cosa aveva previsto di ciò che sta accadendo oggi alla Juventus?
«Io non prevedevo: osservavo e scrivevo. Senza prove, perché non sono un magistrato e non posso intercettare, perquisire, mettere cimici. Ma faccio un esempio. Oggi i pm torinesi contestano alla Juventus la galassia di “club amici”, parola di Arrivabene, come Sampdoria, Sassuolo, Atalanta, Empoli, Udinese che colludono con la Juventus in giochi di mercato spericolati e altro. Bene.
Nel luglio 2020 scrivevo per il Fatto quotidiano di Audero acquisto più costoso della storia della Samp, di Mandragora acquisto record per l’Udinese, di Sturaro per il Genoa, di Zaza per il Sassuolo, di Orsolini per il Bologna, di Cerri per il Cagliari. Tutti giovani pagati alla Juventus come fuoriclasse. Di pezzi-denuncia come questo ne ho scritti cento».
Che cosa rischia la Juventus?
«Di andare fuori dall’Europa per un paio di anni. In quanto a noi, sarebbe importante radiare Agnelli e Paratici e far ripartire la Juventus dalla serie D. Se poi la famiglia Agnelli liberasse il club dalla sua morsa secolare, allora potremmo davvero parlare di rinascita del club».
Molti tifosi bianconeri staranno patendo: cosa direbbe loro?
«Che all’origine di tutte le disavventure c’è il motto “Vincere è la sola cosa che conta”. Come direbbe Fantozzi, una cagata pazzesca».