Luciano Spalletti mente, cuore e tattica di un Napoli che è in lotta per lo scudetto, ha ritrovato il palleggio e l’uscita dalla difesa. La squadra vista con il Verona, ma anche con lo Spartak Mosca è sembrata una lontana parente di quella ammirata con la Lazio. Se possibile un Napoli così concentrato non si era mai visto da inizio stagione. Merito dei calciatori, sicuramente, ma anche di Spalletti che non si è lagnato delle assenze ma ha preso per mano la squadra e l’ha indirizzata verso nuovi orizzonti. Il tecnico ha ricostruito il possesso palla, ha lanciato Lobotka ed ha perfezionato l’uscita palla al piede. “Questa sera non abbiamo avuto il coraggio di osare, ci siamo accontentati di lanciare la palla in fallo laterale” aveva detto al termine della sfida con lo Spartak Mosca.
Napoli ‘rivoluzione’ Spalletti
Da quella frase è nata la nuova filosofia di gioco: non buttare via il pallone. Un concetto evidente guardando Napoli-Lazio, con gli azzurri che attraverso i triangoli difensivi hanno rischiato molto, ma sono sempre riusciti ad uscire palla al piede. Questo è il coraggio di cui parlava Spalletti, convinto di avere una rosa importante e di qualità, che gli permette di poter fare questo tipo di gioco.
Secondo Corriere dello Sport Il Napoli attuale “porta dentro le idee del suo allenatore che, quando si occupa solo del campo, quando deve pensare solo alla tattica, quando deve curare solo la tecnica dei suoi giocatori, è uno dei migliori d’Europa“.
Durante la partita c’è “una fase di gioco in cui si vede con chiarezza il lavoro di Spalletti: le uscite. IL Napoli viene fuori dal pressing con triangoli esatti, resi tali dalla bravura tecnica degli interpreti, ma pensati e preparati in settimana dall’allenatore. Se viene aggredito sul nascere dell’azione, salta via dal pressing sfruttando esterni e regista: se gli avversari lo aspettano nella propria metà campo rischiano di smarrirsi nella qualità dei piedi di Insigne, Lozano, Zielinski, Fabian Ruiz e Mertens e nel loro posizionamento“.