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Napoli, Ancelotti compie 60 anni e infiamma i tifosi del Napoli

Ancelotti compie 60 anni. Il calcio festeggia il compleanno di uno dei suoi protagonisti più amati. Che dalle vacanze in Canada si racconta.



Carlo Ancelotti festeggia 60 anni. nato a Reggiolo (Reggio Emilia) il 10 giugno 1959. Da un anno è l’allenatore del Napoli. È in vacanza in Canada dove vive con la moglie Mariann.

Carlo Ancelotti ha guidato in panchina Reggiana, Parma, Juventus, Milan, Chelsea, Paris St. Germain, Real Madrid, Bayern Monaco e Napoli. Ha il record di Champions vinte: 3, come Paisley e Zidane.

In occasione dei 60 anni Ancelotti ha rilasciato una lunga intervista al corriere dello sport e e infiamma i tifosi del Napoli.

Ancelotti 60 anni

Sessant’anni in quattro nomi.

«Solo quattro” Conti, Pruzzo, Maldini, Gattuso, Filippo Galli, Donadoni. Bruno Conti era il mio compagno di stanza, a quei tempi non c’era internet, i rapporti si sviluppavano naturalmente, si cementava il gruppo, il ritiro era uno momento di aggregazione. Oggi in ritiro i giocatori si isolano, stanno da soli.

Noi alla Roma ci andavamo il mercoledì, ricordi” Se giocavamo a Torino o Milano, Liedholm ci faceva viaggiare col treno di notte… Io i ritiri li ho praticamente aboliti».

Il rapporto con i dirigenti

«Al Bayern è mancato il dirigente di mezzo, il filtro. Lì il rapporto era diretto col presidente. Al Napoli Giuntoli non si fa mai mancare, e se non c’è lui c’è Pompilio. Giuntoli ha una preparazione a prova di quiz, sa tutto di tutti. Un giorno per metterlo alla prova gli chiesi di un centrocampista turco di terza serie. Beh, mi spiegò anche quante volte andava in bagno».

Ancelotti, il calcio riesce ancora a sorprenderti?

«Il calcio cambia in continuazione, non puoi mai fermarti. Quest’anno abbiamo fatto cose nuove, penso alla costruzione da dietro con tre o con due centrali. Ho uno staff giovane che mi tiene vivo e mantiene aggiornato».

Tuo figlio Davide che ruolo ha?

«Davide è la voce critica, forse anche per via della confidenza. Lo ascolto, ascolto tutti e traggo le conclusioni».

Toglimi una curiosità: perché hai investito e insistito sul 4-4-2?

«Perché è un sistema che permette di coprire molto meglio il campo, migliora in prevalenza l’aspetto difensivo. A livello offensivo non te lo so dire a volte abbiamo fatto il 3-1-5-1, altre il 2-3-4-1. Con il 4-3-3 hai poca densità offensiva centralmente, spesso il centravanti si trova in uno contro 2…

Fino a dicembre la squadra è andata benissimo, se in Champions non avessimo trovato il Liverpool nel girone saremmo passati tranquillamente.

Alla ripresa qualcuno è calato e soltanto nella fase finale ci siamo ritrovati. Il primo anno è stato di transizione».

Gli sbandamenti difensivi non sono mancati, però. Avresti fatto meglio a non abbandonare la linea di Sarri ben assimilata dai quattro dietro?

«Non è mancata la disponibilità dei giocatori al cambiamento. Non trascurare il fatto che sulla difesa ha pesato molto la lunga assenza di Albiol».

In ritiro avevi detto: “Mica sono qui a pettinare le bambole”. Da agosto chi pettinerai?

«La mia prima stagione a Napoli è stata di transizione: ora la fionda è tirata e pronta a colpire».




Come giudichi l’atteggiamento di numerosi tifosi del Napoli che considerano un tradimento il passaggio di Sarri alla Juve?

«Il legame tra Sarri e i napoletani è stato molto forte, così come la sua adesione al progetto e alla napoletanità. È comprensibile che qualcuno lo viva male, ma Sarri è un professionista e a volte il mestiere ti porta a fare scelte che disorientano. Vedi Capello dalla Roma alla Juve, Ronaldo dall’Inter al Milan. Il tempo aggiusta tutto».

Tanti auguri dalla nostra redazione a mister Ancelotti per i suoi 60 anni.

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