Kalidou Koulibay ha rialsciato un’intervista a L’Equipe. Il difensore senegalese ha parlato del fenomeno razzismo nel mondo del calcio.
[wp_ad_camp_4]
Un problema che esiste anche in Italia come ha sperimentato lo stesso Koulibaly: “Qual è stato il primo episodio di razzismo? Contro la Lazio, alla mia seconda stagione. Potrebbero essercene stati alcuni prima, ma non mi importava. Durante questa partita. Gli ululati sono stati molto intensi”.
Koulibaly e razzismo
All’Equipe Koulibaly parla di razzismo e di quel primo episodio contro la Lazio: “Qual è stato il primo episodio di razzismo? Contro la Lazio, alla mia seconda stagione. Potrebbero essercene stati alcuni prima, ma non mi importava. Durante questa partita. Gli ululati sono stati molto intensi. Lo staff era imbarazzato, l’allenatore (Maurizio Sarri) mi disse di interrompere la partita se avessero continuato. In realtà mi vergognavo, sentivo persino che non ero al mio posto, che non facevo parte di questo mondo. Poi con il senno di poi capii che avrebbero dovuto vergognarsi loro. Non avrebbero mai fatto quegli ululati se fossero stati davanti a me. Negli altri Paesi questa gente viene bandita a vita. Come in Inghilterra. Prima di arrivare a Napoli – dice Koulibaly – avevo sentito molti luoghi comuni sull’Italia, ad alcuni non piace la Serie A per la xenofobia. In questo senso posso dire che a Napoli è proprio diverso. Qui la mia famiglia sta bene ed i venditori ambulanti si chiamano tutti Koulibaly”. Su Inter-Napoli il difensore ha aggiunto: “Ero arrabbiato per una situazione di gioco, quei furono la goccia che hanno fatto traboccare il vaso, ma non avrei dovuto reagire in quel modo. L’arbitro mi disse che non aveva sentito i buu, lui poteva fare qualcosa ma non l’ha fatto”. In quel caso Ghoulam “mi disse che erano pronti a fermarsi, che non dovevano giocare per forza. Questi incidenti razzisti avvennero mentre Matteo Salvini, a capo di un partito di estrema destra, era al potere per più di un anno. Non voglio fare politica, non è il mio campo. Voglio solo combattere la discriminazione nella vita di tutti i giorni e nel calcio. È uno sport davvero seguito. Ciò che accadrà avrà ripercussioni nella vita di tutti i giorni”. Qualcosa però anche in Italia si sta muovendo: “La Lega di Serie A si è mossa, spero che queste iniziative funzionino. Dobbiamo dimostrare che anche in Italia può giocare un calciatore nero di alto livello. Dobbiamo aprire le porte a chi dubbi sul campionato italiano”.
[wp_ad_camp_1]
Discriminazione territoriale
Un altro problema riscontrato in Italia è quello della discriminazione territoriale nei confronti anche dei napoletani. Un altro fenomeno di razzismo che lo stesso Koulibaly mette in evidenza: “Il razzismo non è solo contro il colore della pelle, nel calcio c’è anche la discriminazione contro le città. Quando attaccano il mio capitano, Lorenzo Insigne, perché è napoletano, mi fanno arrabbiare come quando offendono i calciatori di colore. Alla stesso modo. Mi fa male al cuore. Napoli non lo merita, ha un popolo eccezionale, una città che vive d’amore. Ospita un club molto importante in Italia, un club che lo rappresenta a livello internazionale, la gente dovrebbe rispettarlo.
Innamorato di Napoli
Come ha confermato anche in altre interviste Koulibaly spende bellissime parole sulla città di Napoli: “Voglio dimostrare che Napoli è una città dove tutti si amano. La bellezza di Napoli è qualcosa che non si può spiegare in un’ora. La bellezza di Napoli è qualcosa che non si può spiegare in un’ora”. Mentre sul rapporto con Ancelotti aggiunge: “E’ una persona molto importante che mi sta aiutando a crescere, è una persona molto saggia che pensa prima di parlare. Vorrei avere la saggezza, mentre a volte mi lascio trasportare”.