Calcio Napoli

Juventus-Napoli, quando Agnelli disse a De Laurentiis: “La Juventus rispetta sempre le regole”

Torna alla mente l'episodio relativo a Juventus-Napoli del 2020

L’attenzione torna a quel Juventus-Napoli del 2020 e alle parole di Agnelli riguardo alla volontà di De Laurentiis di spostare l’incontro.

La Juventus non sta passando un periodo bellissimo per le vicende extra campo che l’hanno coinvolta: prima le repentine dimissioni dell’intero Consiglio d’amministrazione bianconero, compresi il presidente Andrea Agnelli e il vicepresidente Pavel Nedved, e poi tutte le vicende scaturite dall’ormai famosa indagine denominata Prisma.

Quando si parla di rispetto delle regole però ci tornano in mente determinati episodi come quello relativo alla sfida tra Juventus e Napoli del 2020, in periodo Covid. In particolare tornano alla memoria le parole pronunciate da Agnelli riguardo ai protocolli da seguire in situazioni di emergenza, quando la volontà di Aurelio De Laurentiis era quella di spostare l’incontro: “Abbiamo dei protocolli molto chiari, era prevedibile che sarebbero successi casi di giocatori positivi e allora si applica il protocollo della Figc, che rimanda a una circolare del Cts”.

Agnelli ha ammesso di aver avuto contatti con il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis. “Mi ha scritto, ci siamo scambiati messaggi riguardo al rinvio della partita. Io ho ribadito che la Juve avrebbe rispettato i regolamenti: abbiamo delle norme e dei regolamenti che ci guidano come in qualsiasi altra industria. Vincere 3-0 a tavolino? Io preferisco sempre vincere sul campo.”

Quando gli è stato chiesto cosa avrebbe fatto se la stessa situazione si fosse verificata alla Juventus, Agnelli ha risposto: “Io sarei partito, ma non credo che l’ASL del Piemonte avrebbe emesso quel comunicato. Se lo ha fatto, è perché sono stati commessi errori nel protocollo iniziale: l’ASL non interviene se il protocollo federale viene seguito con precisione. L’ASL dipende dal ministero della Sanità, e il protocollo dipende dal ministero della Sanità: il cortocircuito è un problema interno a loro”.