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Coopculture: “Ecco la verità sui fondi di Pompei a Venezia”

CoopCulture risponde in merito alla notizia sui fondi di Pompei a Venezia Mestre. Ecco le precisazioni dell’ente.

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La notizia dei fondi di Pompei a Venezia Mestre ha fatto il giro del Web. L’addetto stampa di CoopCulture, Leonardo Guarnieri, con una missiva inviata alla redazione di napolipiu.com, ha voluto chiarire la questione.

Riguardo all’articolo “Pompei arricchisce Venezia” desideriamo rispondere e far conoscere sia ai vostri
lettori sia agli ascoltatori di Radio Amore Campania quanto le notizie da voi date sulla gestione di Pompei ed
i siti della Campania da parte di CoopCulture, siano false.
Occorre innanzitutto precisare che CoopCulture è la più grande cooperativa che si occupa di beni culturali e
ha sedi in tutta Italia, anche a Napoli. NON gestisce e non ha mai gestito la biglietteria degli Scavi di Pompei.
CoopCulture opera in regime di gestione in appalto per il solo guardaroba degli Scavi ed ha una piccola
concessione per i servizi di didattica per le scuole. Ben altra cosa rispetto a quanto è stato detto.
Inoltre, il titolo così eclatante che i fondi di Pompei vadano a Mestre equivoca sul fatto che gli introiti
dell’attività in concessione
sono destinati non certo a Mestre, che solo dal 2010 è sede legale-formale, ma a
coprire gli oneri per l’erogazione dei servizi e per gli stipendi delle persone che lavorano dietro a questi
servizi: 80 soci, tutti campani, con contratto di lavoro a tempo indeterminato, in prevalenza donne e con un
elevato livello di istruzione.

A Napoli, invece, la sede di CoopCulture esiste da oltre 25 anni, un presidio che
siamo riusciti a mantenere senza mai delocalizzare nulla neppure in tutte le crisi locali e internazionali –
rifiuti, sicurezza, finanza – che hanno tormentato gli ultimi decenni
della cultura in questa Regione.
CoopCulture, oltre degli 80 soci, si avvale di molti fornitori e consulenti campani e, da sempre, fa rete con
molte altre piccole realtà del territorio.
Alcune concessioni sono in regime di proroga legittima, perché le gare, incluse le ultime cui Coopculture ha
partecipato, sono state annullate dalla stessa Amministrazione per difetti vari.

Infine riteniamo che usare la comunicazione di una scoperta archeologica di grande valore, e di grande
visibilità massmediatica in questi giorni, per dire che questa sarà “venduta” dallo Stato italiano in maniera
impropria a favore di un privato che ci guadagna, ci sembra oltre che ingiustamente strumentale per meri
scopi polemici nei nostri confronti anche irriverente nei confronti di quanti negli anni hanno profuso
impegno, studio e ricerca per poter giungere ad un risultato che onora l’intera comunità scientifica del
nostro Paese”.

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Abbiamo pubblicato con piacere la risposta di Coopculture poiché Napolipiu.com pur essendo un sito napoletano nel senso più stretto e bello del termine offre a tutti la possibilità di interagire e di replicare.

La questione dei beni culturali della nostra regione e di tutto il meridione è di estrema importanza e noi resteremo vigili.

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