Ancelotti, studia, valuta, decide: sta passando ai raggi X l’attacco ora imperniato sui “falsi nove” Insigne e Verdi per capire se serve una punta. E la febbre Cavani non passa.
IL NUOVO ATTACCANTE
Ancelotti, per capire come, quanto e quando intervenire sull’attacco, il reparto che insieme al parco esterni è maggiormente sotto osservazione, bisogna dare a lui il tempo utile a valutare. Monitorare e analizzare la situazione con estrema attenzione per una settimana, qualcosa in meno o magari in più: fatto sta che con l’arrivo di Milik e le prime due amichevoli il tecnico azzurro ha ormai quasi tutti gli strumenti a disposizione. Che saranno completi dal 6 agosto in poi, quando cioè ad Arek, Insigne, Callejon, Verdi, Ounas, Inglese e Vinicius si aggiungerà anche Mertens. E i giochi d’attacco saranno fatti. Ancelotti deciderà se acquistare un nuovo attaccante in grado di fare la differenza.
FEBBRE CAVANI
L’attacco è il reparto dei sogni. Sì, è così, inutile girarci intorno: come insegna la storia-Cavani, autentica ossessione di gran parte del popolo azzurro, alla fine sono sempre i signori del gol ad accendere le fantasie della gente.
INSIGNE E VERDI FALSO NOVE
Insigne è l’uomo con il colpo in più: non è mica una novità, ma quando lui ha il pallone dà sempre l’impressione di poter cambiare le carte in tavola. E spesso accade. Anche da falso nueve. Carletto ha provato in questa posizione sia lui sia Verdi, acquisto destinato a seminare grandi soddisfazioni: da trequartista jolly, cioè a destra o sinistra, e in qualche occasione, dicevamo, anche da centravanti. Allo staff tecnico piace moltissimo. E anche alla gente.
I CENTRAVANTI.
Il nodo, insomma, resta il centravanti. Giocoforza: perché Inglese non sembra destinato a diventare il frontman, sebbene lotti e sgomiti con estrema dedizione e buoni risultati; Vinicius è in uscita; Mertens arriverà il 6 agosto a San Gallo, nel corso della tappa svizzera della tournée estera; e Milik comincia oggi il quarto giorno di ritiro. Arek, comunque, giocherà domenica con il Chievo, ma prima, amichevole a parte, è necessario velocizzare l’integrazione nei meccanismi tattici di Ancelotti e testarne la condizione: per caratteristiche, considerando l’attacco della profondità e i servizi dagli esterni, sembra proprio che questo possa essere il suo habitat.
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