Tina Pica non è stata solo una grande attrice, attiva, quasi senza interruzioni, dai 7 agli 80 anni. È stata anche capocomica, traduttrice, autrice di testi teatrali.
Tina Pica
Tina Pica nasce a Napoli, al Borgo S. Antonio Abate il 31 marzo del 1884. La vita privata di Concetta Annunziata Pica è funestata da due terribili lutti: il primo marito, Luigi, muore dopo appena sei mesi di matrimonio, così come la loro figlioletta. Dopo molti anni Tina trova la serenità affettiva accanto a Vincenzo Scarano, appuntato di Pubblica Sicurezza.
Concetta , seconda di tre figli, fra Anna e Francesco, non lontano dal teatro San Ferdinando. Proprio in quel teatro debutta a soli 7 anni in panni maschili, scelta da Federico Stella per Il cerinaio della ferrovia e partecipa anche a sacre rappresentazioni popolari fra le quali si ricordano Santa Maria Goretti e Santa Rita da Cascia.
La madre, Clementina Cozzolino, è attrice; il padre è il capocomico Giuseppe Pica il quale, con la famiglia e altri attori, forma una Compagnia che da Napoli raggiunge i paesi e le più remote frazioni.
Il padre Giuseppe, ottantenne, una sera non si sente bene e Tina si offre di sostituirlo nel personaggio di Tartaglia ma lui glielo vieta («Don Tartaglia muore con me!», grida, strappando le pagine del copione).
Tina recita ugualmente riscuotendo un grande successo; impersonerà anche il Principe Amleto, in una versione napoletana di Shakespeare.
Il teatro
Negli anni Venti forma una Compagnia stabile al Teatro Cabiria di Bagnoli recitando spettacoli per famiglie.
Gestisce a Napoli il Teatro Italia, dapprima con Agostino Salvietti e poi da sola. Recita in commedie di uno o due atti, spesso scritte da lei stessa, che precedono la proiezione del film.
Tina Pica incontra Eduardo
Gli anni Trenta segnano, con l’ingresso nella “Compagnia Teatro Umoristico I De Filippo”, l’inizio della sua collaborazione artistica con Eduardo, il quale inventa personaggi per lei e le affida ruoli di rilievo.
Il debutto di Natale in Casa Cupiello la vede nei panni di Concetta (forse pensata su di lei), la moglie di Lucariello, non meno protagonista di Eduardo.
Dopo un primo addio, rientra nel marzo del 1945 nella nuova Compagnia “Il Teatro di Eduardo” e vi resta fino al 1947 recitando in capolavori come Napoli milionaria, Filomena Marturano, Questi fantasmi.
Poi una lunga assenza, ma, nel 1954, Tina è di nuovo al suo fianco, al Teatro San Ferdinando di Napoli per Palommella zompa e Vola (Antonio Petito), Miseria e Nobiltà (Edoardo Scarpetta), fino al burrascoso e definitivo addio nella primavera del 1955.
De sica: Pane amore e Fantasia
Tina aveva ottenuto da Eduardo una “breve vacanza” per interpretare Pane, Amore e Fantasia ma la lavorazione del film si protrae per parecchio tempo.
Al suo ritorno, Eduardo la accoglie con un freddo «Mo nun me sierve. Ti chiamerò io quando avrò bisogno», Tina ribatte: «Al piacere di non rivederla!».
Questo scambio di amare battute segna la fine del loro sodalizio artistico e determina la scelta esclusiva di Tina per il cinema, grazie alla quale oggi possiamo conoscerla e apprezzarla.
Il cinema
Quasi nessuno sa ormai che questa donna minuta e secca, carica di energia, dallo sguardo severo e con la voce cavernosa e quasi caricaturale, conosciuta soprattutto per i suoi ruoli di attrice comica nel cinema, è arrivata al cinema appena a cinquant’ anni. Nel 1934 Tina Pica, esordì al cinema nel film “Il cappello a tre punte“. Nel 1937 in Fermo con le mani, esordio cinematografico di Totò.
«…difendo l’Arma, io servo l’Arma da trent’anni, ho trent’anni di servizio e mi sento carabiniera, si, carabiniera mi sento!»
Curiosità su Tina Pica
Tina Pica ha avuto due grandi passioni: il fumo e il gioco.
Giocava a poker con accanimento, ma amava, oltre alle carte, il lotto, le lotterie, la roulette.
Si racconta che in seguito al successo di Filomena Marturano, il 13 luglio 1947, la Compagnia venne ricevuta in udienza privata dal Papa. Tina sussurra all’orecchio di Eduardo: «Direttò, questa sarebbe una buona occasione per chiedere al Papa tre numeri buoni da giocare al lotto».
Non era irriverenza, ma un suo modo, molto personale, di esercitare la propria fede che andava di pari passo con la superstizione.
Pretende, nella casa del nipote dove si trasferirà in seguito alla morte del secondo marito (1967), l’allestimento di una piccola cappella, ricavata da un ripostiglio, che riempie di santini.
Recitava le sue orazioni in un latino napoletanizzato, lo stesso che Eduardo le concede in Napoli Milionaria; a chi le chiese: «Recitate una preghiera per ogni Santo?» lei rispose. «Oh no, sono troppi, faccio un forfait».
L’orgogliosa e attempata “signorina” si sposò due volte. Il primo matrimonio è segnato da due terribili lutti. Luigi, orefice, viene a mancare dopo sei mesi di matrimonio e, a soli quattro mesi dalla nascita, muore la bambina nata da questa unione.
La beneficenza
Solo dopo molti anni, Tina Pica si risposa con Vincenzo Scarano, appuntato di Pubblica Sicurezza, suo compagno per più di quarant’anni, che condivide la passione per il teatro; insieme a lui scriverà alcune commedie come L’onorevole Pipì e Giacomino e la suocera.
Nella sua vita aveva fatto anche grandi opere di bene, donando ai poveri e ai carcerati gran parte dei suoi guadagni cinematografici.
A Roma le è stata intitolata una strada e a Napoli un giardino pubblico. Vorrei concludere la bella dedica che Eduardo le rivolse nel 1931:
«A Tina Pica che con la sua arte ha dato vita a tante povere creature del mio sogno, creature che lasceranno ombre vive nella storia del teatro umoristico».
Fonte: 100 caratteristi del cinema italiano (Gremese Editore),Luigi Cesareo ( l’enciclopedia delle donne)
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