Kim Min-jae è protagonista al Mondiale in Qatar, ma dopo Corea del Sud-Uruguy racconta anche la storia della sua prima convocazione.
Il giocatore del Napoli ha parlato al The Guardia della sua prima convocazione nella squadra Under 17 della Corea del Sud, avvenuto nel 2012. Una convocazione a cui il giocatore del Napoli è arrivato dopo 7 ore di viaggio, a bordo di un camion. Il difensore parla dei sacrifici fatti dai suoi genitori per gestire il ristorante di famiglia, ma anche per continuare ad alimentare la sua passione per il calcio. Parole che fanno capire molto sulla personalità del giocatore e fanno capire anche l’umiltà di Kim, difensore che dopo un singolo errore ha chiesto scusa a tutti sui social.
Kim il racconto: la prima convocazione ai Mondiali
Alcuni dei suoi compagni di squadra avrebbero viaggiato la sera prima e altri la mattina dell’incontro. Per Kim sarebbe stato più difficile, i suoi genitori lavoravano 24 ore su 24 per gestire un piccolo ristorante di sushi a Tongyeong e portarlo a nord in orario sarebbe stata sempre una sfida.
Il padre di Kim aveva però la soluzione, anche se era leggermente complicata. Avrebbe combinato l’accompagnamento di Kim con un viaggio d’affari nel Mare Orientale e avrebbero preso il camion per il trasporto del pesce del ristorante. Significava partire nel cuore della notte perché la velocità massima del camion non era alta e il viaggio sarebbe durato sette ore. Ma ce l’hanno fatta.
“Il camion era davvero molto grande, circa 15-20 tonnellate”, dice Kim. “Aveva un serbatoio d’acqua dove potevano mettere il pesce fresco. Ricordo il giorno così chiaramente perché l’eccitazione era enorme. Mi è dispiaciuto solo che mio padre sia poi dovuto andare in un’altra città per portare del pesce. “Era la mia prima convocazione in Nazionale, ero molto giovane ed ero un po’ timido e mi vergognavo ad arrivare così. Gli altri ragazzi sono arrivati con macchine normali. Ma è stata una storia molto bella per me. Sono vicino a mio padre e questi sono i momenti che mi hanno reso quello che sono“.