Antonio De Curtis TotòRassegna Stampa

Feltri: “Totò era un Santo. Convertitevi, se non vi piaceva il principe della risata”

Vittorio Feltri esalta Totò. Il direttore di Libero nel suo editoriale parla del principe De Curtis e del libro di Paolo Isotta "San totò"

Vittorio Feltri, sul quotidiano Libero, parla dell’ultimo libro di Paolo Isotta, “San Totò”. Il libro è un omaggio reso dal grande critico ad Antonio de Curtis in forma di appassionato. Isotta riporta una testimonianza poetica e tenerissima fino alla commozione, con le parole di Federico Fellini. Il regista  conobbe Totò da giornalista e non riuscì mai a dirigerlo da regista se non durante le riprese di “Dov’è la libertà?” nel 1952 quando gli capitò di sostituire per l’ultima scena il titolare Roberto Rossellini indisposto.

Totò ha lenti scure e il sorriso inerte e disarmato dei ciechi, viene accompagnato e quasi trasportato sul set, ma quando scatta il ciak ecco che «si toglie gli occhiali ed è il miracolo. Il miracolo di Totò che improvvisamente ci vede, vede le cose, le persone, i segni di gesso che limitano i suoi percorsi, non due occhi ma cento che vedono tutto, perfettamente.

Feltri esalta Totò con le parole di Isotta:

“Tanto quanto Isotta, che si trovò spesso a peregrinare nei sottoscala dei giornali nonostante o forse proprio a causa delle sue altezze letterarie e il suo divincolarsi dalle ’ndrine dei pensatori certificati, anche Totò fino alla morte fu oggetto di discriminazione da parte dell’intellighenzia che storceva il naso guardando le sue gag.

Ma l’intellighenzia di solito non capisce niente delle cose non conformi alle convinzioni degli “intellighenti”, e per non subire scivoloni di autostima le cestina”.

Feltri su San Totò aggiunge: “Fa bene Isotta a definire Totò un santo. Che altro fanno i santi, spiega Isotta, se non quello che ripeteva Totò, di essere lieto di aver fatto il comico perché la comicità aiuta la gente a prendere vita come viene e gliela rende più accettabile?

L’attore deve essere «come il medico, deve andare dove lo chiamano, dove c’è bisogno di lui. Leggete dunque questo libro e convertitevi, soprattutto se non conoscevate Isotta e se non vi piaceva Totò.

Rimedierete a queste due bestemmie “bianche” e vi farete due amici di Là, che è prudente: il primo per deliziosa conversazione e ottime letture, il secondo, soprattutto se vi toccherà l’inferno, per imparare subito ad allargare le braccia, fare spallucce e prenderla com’è”, ha concluso Vittorio Feltri.

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