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Drusilla Foer: “Ho conosciuto Totò, mi prese il viso tra le mani e… Diedi un calcio a Chaplin”

Drusilla Foer racconta l’incontro con Totò e Chaplin. I due miti del cinema hanno segnato alcuni episodi importanti della sua vita.

Drusilla Foer è l’alter ego di Gianluca Gori. Artista, cantante, attrice, pittrice, autrice e sceneggiatrice di origine toscana. Drusilla, il cui nome ha preso spunto da un battello su cui ha passato una notte sfrenata. La prima conduttrice en travesti a Sanremo è stata sposata con un texano, dopo il divorzio  si è sposata con il belga Hervé Foer, discendente della nota famiglia Dufur. Drusilla Foer che ha raccontato alcuni episodi della sua vita, nel corso della trasmissione “Verissimo“, condotta da Silvia Toffani

DRUSILLA FOER E TOTÒ

“Sì, ho conosciuto Totò, immenso attore napoletano, ero così giovane… Quella sera credo fossi anche ubriaca. Ero stata ad una cena a Napoli, mi annoiavo mortalmente e pensai che per essere charmant dovevo bere un po’. Avevo questa cuffia di piume di gallo, ero in disordine… Andai in casa di mia nonna, che era chiusa perché era morta da poco e mi sistemai. Totò mi prese il viso tra le mani e mi fece un complimento. Ero totalmente sedotta e lo trovavo molto affascinante perché a me i bruttacchioni sono sempre piaciuti perché hanno dovuto far qualcosa per recuperare, dunque hanno più argomenti e più carisma”.

IL CALCIONE A CHAPLIN

Drusilla Foer  dopo l’incontro con Totò racconta un altro aneddoto questa volta su Charlie Chaplin:

Andammo ad un party a Santa Monica a casa di Charlot (il personaggio che ha reso celebre il leggendario attore regista), che era il mio mito perché era un omino buffino che si incantava, che prendeva la miseria in maniera poetica.

Mi aspettavamo di trovare una capanna con fuoco e pentoloni, e invece trovai una villa americana orrenda. Venni chiusa in cucina con tutta questa servitù portoricana. Poi venni chiamata per conoscerlo e gli tirai un calcio negli stinchi dicendogli che era un impostore perché lui non era il vero Charlot ai miei occhi. E lui per farsi perdonare si tolse il brillante che aveva sulla cravatta e me lo regalò facendomi promettere che non avrei detto nulla fino a 18 anni. Lo guardavo spesso questo brillante e confessai molto a mia madre e ci convincemmo che era finto perché Chaplin era notoriamente tirchio. L’ho fatto montare comunque, ma pensate un po’: l’unico brillante che mi è stato regalato, me l’ha dato Chaplin, ed è falso (ride, ndr)”.

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