Il progetto Superlega è miseramente fallito in sole 48 ore. Addirittura Arsenal e Tottenham hanno deciso di lasciare scusandosi con i propri tifosi. L’Inter scrive di non essere più interessata, nonostante fosse una delle dodici società fondatrici. Chi invece non sembra fare un passo indietro è la Juventus di Andrea Agnelli. Il presidente dei bianconeri continua a credere in un sistema esclusivo, dove le grandi fanno quasi un favore ad invitare altri cinque club alla competizione, mentre chi ha più soldi partecipa per diritto divino. In una intervista a Repubblica Agnelli dice:
Fra i nostri club c’è un patto di sangue, il progetto della Superleague ha il 100 per cento di possibilità di successo, andiamo avanti. Vogliamo creare la competizione più bella al mondo capace di portare benefici all’intera piramide del calcio, aumentando la distribuzione delle risorse agli altri club e rimanendo aperta con cinque posti disponibili ogni anno per gli altri da definire attraverso il dialogo con le istituzioni del calcio. C’è piena volontà di continuare a partecipare a campionato e coppe nazionali. Il bonus di 350 milioni l’anno è falso.
Da dittatori del calcio ora i principali fondatori della Superlega, Real Madrid e Juventus, parlano di voler dialogare con le istituzioni. Eppure basterebbe ascoltare la voce dei propri tifosi per capire in quale direzione andare: quella della meritocrazia, rispetto delle regole e redistribuzione delle forze in campo. Ma Agnelli nella sua intervista preferisce attaccare la Uefa (non uno stinco di santo ndr) e dice:
Minacce Uefa? Temo molto di più una situazione di monopolio di fatto con il tentativo di impedire a società e giocatori di esercitare le proprie libertà sancite dal Trattato dell’Ue. Bisogna uscire da questa situazione di
monopolio dove i nostri regolatori sono i nostri principali rivali. È un esercizio delle libertà. È il nostro auspicio il dialogo con Fifa e Uefa, abbiamo scritto ai presidenti. La Superleague va avanti comunque. Se ci faranno una proposta, la valuteremo. L’Uefa gestisce i nostri diritti, li vende, decide quanti che ce ne redistribuisce e ci regola pure. Senza affrontare alcun rischio economico. Ed inoltre è un nostro rivale. Mi pare un aspetto di grande valore per un’industria da 25 miliardi di euro. Fifa e Uefa fanno grandi ricavi con i nostri giocatori ma non ci hanno aiutato nei momenti di crisi.