Cultura Napoletana

Il presepe Napoletano tra Hitler e Escobar. Forgione: “il presepe era Napoli che…”

Il presepe Napoletano tra Hitler e Escobar. Lo scrittore Angelo Forgione analizza la metamorfosi dell’arte presepiale napoletana.

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Il presepe napoletano è annovero tra le bellezze del patrimonio culturale mondiale.  La rappresentazione della natività si è evoluta nella Napoli del 700 raggiungendo livelli artistici incredibili. La prima menzione di un presepio a Napoli compare in un atto notarile, del 1021, in cui viene citata la chiesa di Santa Maria “ad praesepe“. Nel 1340 la regina Sancia d’Aragona (moglie di Roberto d’Angiò) regalò alle Clarisse un presepe per la loro nuova chiesa, di cui oggi è rimasta la statua della Madonna nel museo nazionale di San Martino. La tradizione continuò fino a raggiungere l’apice della perfezione nel 700 stupendo anche personaggi del calibro di Goethe. Ai giorni nostri invece ha fatto molto discutere la statuetta di Hitler in bella mostra tra i pastori di San Gregorio Armeno. Su questo tema lo scrittore Angelo Forgione ha espresso la propria opinione in un post su Facebook:

Il presepe Napoletano tra Hitler e Escobar

Genny Di Virgilio ha accontentato un cliente dai gusti evidentemente pessimi. l’artigiano ha eseguito una commissione, e semmai ha sbagliato ad esporre la statuina di Hitler ai passanti. Quella è strategia commerciale, perché a San Gregorio Armeno funziona esattamente così: si espongono i personaggi della storia, i capi di Stato, gli uomini politici, gli sportivi e i vari vip, mica i pastori. È così che la strada è diventata famosa nel mondo.

Credete davvero che quel vicolo nel cuore di Napoli sia meta di turismo per i presepi?

Quelli li comprano solo i veri cultori, non i turisti, che si organizzano a frotte per andare a vedere, giusto vedere, le statuine con sembianze dei vip. Statuine che nessuno si sognerebbe mai di mettere nella Natività, non pastori, sia chiaro.
Iniziamo a distinguere l’arte presepiale dalla riproduzione artigianale dei vip, quantunque entrambe eseguite dalla stessa figura professionale.

Il Presepe Napoletano è un’altra cosa

È la rappresentazione delle tantissime novità napoletane dell’irripetibile le Settecento. È un’ambientazione in cui il rinascente gusto per le antichità classiche, stimolato dalle scoperte degli scavi archeologici di Ercolano e Pompei, è ben visibile nella scena della Natività, che non si svolge in una grotta ma fra le rovine di antichi templi, tra archi, colonne e capitelli.

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Il Presepe napoletano è spaghetti al pomodoro, pizze, mozzarelle, tutte primizie napoletane di quel tempo. È i costumi dei pastori di Campania, Abruzzi, Basilicata e Calabria. È i mandolini e tutti gli strumenti che si suonavano a Napoli e nel suo regno. È le carte da gioco, che a Napoli i pittori producevano a mano.

Il Presepe napoletano, donato alle corti più importanti di quel secolo d’oro, era il più grande spot di Napoli capitale nel mondo.
Insomma, il presepe napoletano è la bella Napoli che si faceva guardare dal mondo. Le statuine sono Napoli che guarda il mondo, questo mondo, che proprio bello non è.
E giusto per mettere i puntini sulle i, Giuseppe Sanmartino, lo scultore dell’incredibile Cristo Velato, era un figurinaio presepista.

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