UN BORGO D’ORO E D’ARGENTO: ABBASC’ A’ REFICIA
Di : Gabriella Cundari
Fra via Marina ed il Rettifilo (Corso Umberto I), secondo uno schema di viuzze disposte a dedalo, intorno al fulcro centrale di una piazzetta antica, si sviluppa il Borgo Orefici, vero cuore dei Quartieri Bassi occidentali, che rappresenta quello che resta della scuola di oreficeria napoletana.
In un’area formatasi spontaneamente per l’azione del mare, una spiaggia tramutata in suolo con l’intervento dell’uomo , su un perimetro lungo e largo, isolato dal centro angioino della città del ‘200, si stanziò dal VI secolo un gruppo di Ebrei, che diede il via ad una concentrazione di attività con una sequenza di botteghe, strette l’una accanto all’altra, lungo più strade che racchiudono un’area separata, con all’interno piccoli spazi aperti.
L’arte orafa, dunque, fu praticata in città in epoca medievale con l’apporto di artefici stranieri. Gli orefici ebbero un primo statuto da Carlo II, poi modificato da Giovanna I nel 1380 che ne confermò il riconoscimento; statuto che viene ridefinito da Ferrante d’Aragona nel 1474 che assegnò all’Arte precisi confini per questa specifica manifattura artigianale che voleva fosse concentrata nella città bassa.
Quindi già alla fine del XIII-XIV, intorno Sant’Eligio, protettore degli orefici, il borgo risultava consolidato, secondo l’usanza riscontrabile anche in altre città portuali e mercantili. I primi maestri orafi erano stati francesi giunti a Napoli al seguito degli angioini, affiancati da artigiani locali, che seppero ben presto soppiantare i maestri francesi e riuscirono a creare una tradizione ed una scuola napoletana, conosciuta in tutta Europa fino alla caduta del Regno di Napoli.
Verso la fine del XVII secolo, il Marchese del Carpio, viceré di Napoli, stabilì l’obbligo di esercitare l’arte degli argentieri e degli orefici unicamente nella zona del borgo, creando di fatto un monopolio a favore della corporazione, che oggi si è evoluta, diventando un consorzio cui hanno aderito la quasi totalità degli operatori orafi della città.
Il simbolo della corporazioneL’area degli orefici fu ancora ampliata durante il viceregno alla fine del Seicento (1685) per incrementare, con specifiche ordinanze, l’attività orafa proprio in quel luogo. Il quartiere degli orefici è un caso esemplare di area di mercato specializzato all’interno della fascia mercantile della città bassa; un’ area che si è andata costruendo nel corso dei secoli con un picco di attività nel primo trentennio del Settecento, presumibilmente per una migliore regolamentazione nell’assegnazione delle botteghe orafe.
Iintorno all’inizio del secolo nel borgo è iniziata una parziale opera di rinnovamento- (da T. Colletta, Napoli città portuale e mercantile et Al.)
Le foto: alcune immagini del borgo,
la testa di un vampiro su un cancello