Personaggi napoletani

I signori di Napoli: Ruggero II. Il normanno che conquistò l’Italia

Ruggero II: Il normanno che conquistò l’Italia

Parlare dei Signori di Napoli non è semplice, anche e soprattutto perché di questo titolo possono fregiarsi diversi tipi di personaggi e per le motivazioni più disparate. Alcuni molto banalmente rientrano in questa categoria per il solo fatto di aver regnato sulla città partenopea; altri, invece, per averla resa nota in tutto il mondo con la loro arte, canora o drammatica che fosse; altri ancora per averla liberata dal giogo nemico o per averla difesa addirittura dalla peste e dalle eruzioni del Vesuvio come nel caso del mitico san Gennaro.

Il normanno che conquistò l’Italia

I normanni erano chiamati così perché North men, cioè uomini del Nord, per la precisione originari della Scandinavia, abilissimi guerrieri giunti in Italia in sordina per diventare i padroni della penisola.

Inizialmente furono sfruttati come mercenari, soprattutto dai vari Signori del Sud che si contendevano il potere e che volevano evitare di ricorrere agli infedeli. I normanni, infatti, erano sì dei mercenari ma di fede cristiana, a differenza dei saraceni la cui collaborazione poteva rivelarsi pericolosa sia perché metteva in discussione i rapporti con il papato, sia perché molto spesso finivano per schierarsi contro coloro che li assoldavano.

Si trattava quindi di bande armate senza fissa dimora alle quali proprio il duca di Napoli, Sergio IV, fornì un primo punto d’appoggio dal quale riuscirono poi a espandersi fino a conquistare l’intero meridione.

La prima contea normanna fu Aversa, nel territorio dell’antica Liburia, donata da Sergio IV a Rainulfo Drengot insieme al titolo di conte come ringraziamento per l’aiuto fornitogli durante la guerra contro il longobardo Pandolfo. La piccola borgata fu trasformata in una vera e propria fortezza presso la quale cominciarono a radunarsi molti altri normanni richiamati in Italia dallo stesso Rainulfo. Come sappiamo quest’ultimo tornò ben presto a servire i longobardi, per i quali aveva già lavorato prima di allearsi con il duca Sergio, e dalla sua fortezza di Aversa cominciò a saccheggiare i territori a nord di Napoli e a vessare i coloni della zona con una specie di pizzo ante litteram, la cosiddetta fidantia. Si trattava di un dazio da pagare per potersi assicurare la tranquillità, per evitare di subire quei saccheggi di cui abbiamo detto e avere salva la vita.

La famiglia normanna che influì maggiormente sulla storia del Sud Italia fu sicuramente quella degli Altavilla, gli Hauteville, in particolare gli eredi di Tancredi d’Altavilla, il quale ebbe molte mogli e diversi figli tra cui Roberto il Guiscardo,  e Ruggero I di Sicilia. Roberto, grande condottiero, si diede alla conquista dei territori pugliesi e calabresi col sostegno di alcuni baroni locali, mentre invece, in associazione con suo fratello Ruggero, a partire dal 1060 si dedicò alla Sicilia la cui conquista ebbe inizio con la presa di Messina nel 1061 e si concluse con quella di Noto nel 1091.

Ruggero II

In generale la storia dell’infanzia di Ruggero ricorda molto quella di suo nipote Federico II.

Prima di dedicarsi all’unificazione del Sud Italia sotto l’egida normanna, egli tentò di conquistare alcuni territori africani ma senza successo. Il piano era quello di dominare il Mediterraneo e la Sicilia era in un’ottima posizione in questo senso, ma per diventare il centro del mondo allora conosciuto doveva assicurarsi il dominio dei mari.

Nel 1127 quando il ducato di Puglia rimase orfano del suo Signore, Guglielmo I, Ruggero si fece avanti per reclamarne l’eredità, nonostante l’esistenza di un altro legittimo erede con il quale avrebbe dovuto confrontarsi, vale a dire il principe di Antiochia. Giunto presso il porto di Salerno, il conte, senza scendere dalla sua nave per cautela, avviò le trattative per la stipula di un accordo con i salernitani. Questi ultimi accettarono le condizioni proposte da Ruggero tenendo per sé la sola rocca che dominava la città e così, partendo da qui, il conte poté dare inizio alla sua marcia per la conquista del ducato di Puglia che si rivelò abbastanza agevole, dato che molte città si sottomisero al suo volere senza neanche combattere.

Dopo la Puglia fu la volta di Amalfi, della Capitanata e di gran parte dei possedimenti del beneventano, tanto che papa Onorio II, sentendosi in pericolo, e temendo per il suo baluardo campano, provvide a scomunicare il conte e ad assicurare la remissione dei peccati a tutti coloro che lo avessero contrastato. Evidentemente dovevano avere tutti le anime monde perché in pochi risposero al suo appello e osarono mettersi contro Ruggero, per cui il papa decise di attaccare il suo nemico avvalendosi dell’aiuto di un esercito di mercenari che ben presto lo abbandonò regalando letteralmente la vittoria a Ruggero. Onorio in seguito alla sconfitta fu costretto a trovare rifugio presso la città di Benevento dove, nel 1128, fu obbligato ad accettare ufficialmente Ruggero quale Signore di Puglia, Calabria e Sicilia. Formalmente il conte di Sicilia si sottometteva all’autorità papale, ma di fatto era lui a tenere in pugno il pontefice.

Il signore di Napoli

Morto Onorio la Chiesa si ritrovò con ben due papi: Innocenzo II e l’antipapa Anacleto II e Ruggero seppe approfittare prontamente di questo momento di crisi per volgere la situazione a proprio favore.

Anacleto e Ruggero stipularono un accordo che portò al secondo il titolo di re e il ducato di Napoli, che però il papa gli aveva donato pur non avendone l’autorità, per cui ufficialmente la città apparteneva da quel momento a Ruggero, ma di fatto rimase indipendente fino al 1139.

Nel 1140 Ruggero attraverso la Porta Capuana poté finalmente fare il suo ingresso trionfale in Napoli, per poi lasciarla in gestione ai figli.

Una volta nato, il nuovo regno di Sicilia fu diviso in tre province: il ducato d’Apulia, il principato di Capua e la Sicilia. Ruggero elaborò un sistema amministrativo che facesse capo interamente a lui, un sistema caratterizzato da una burocrazia molto complessa ereditata dai bizantini e abbastanza anomalo per essere di tipo feudale. Egli era il referente principale di tutti i suoi subalterni e feudatari, che non avevano alcuna autonomia decisionale. Chiunque nel regno avesse un qualche ruolo non poteva agire senza un ordine preciso del re.

Si trattava di un feudalesimo atipico nell’ambito del quale anche sposarsi era una questione che riguardava il re; solo lui, infatti, poteva dare il consenso all’unione tra uomini e donne proprietari di un feudo, onde evitare l’eccesivo accentramento di terre nelle mani di pochi uomini che avrebbero così potuto fargli concorrenza.

Napoli ricorda il suo primo re presso il Palazzo Reale. La facciata principale dell’edificio, infatti, presenta delle nicchie con le statue di alcuni dei Signori che hanno governato la città nel corso dei secoli e la prima statua a sinistra è proprio quella di Ruggero il Normanno, rappresentante principale di questa dinastia.

 

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