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Fonseca: “Osimhen e Kvaratskhelia fenomeni. Accanimento contro la Juve”

Il doppio ex commenta la sfida tra Napoli e Juventus

Daniel Fonseca commenta Juventus-Napoli sfida di Serie A che si gioca allo stadio Allianz Arena di Torino. 

L’attaccante è doppio ex di Napoli e Juventus e commenta la sfida al Corriere del Mezzogiorno.

A Napoli ha trovato l’amore, si è sposato e dal suo matrimonio sono nati due figli, Nicolás e Matias che sono napoletani. Ha sempre bei ricordi?

«Tantissimi. Ora sono separato e quando posso vengo a Napoli. È da un po’ che però non sono in città, magari chissà se troverò un po’ di tempo verrò a vedere qualche festeggiamento dello scudetto. Ho molti amici e sono innamorato della città, guai a chi me la tocca e guai a chi mi tocca i tifosi che sono unici e mi hanno fatto sentire un re: non ho mai ricevuto tanto affetto come a Napoli».

Eppure è stato in azzurro solo due anni.

«Ma non dipese da me. A Napoli sono andato volentieri perché c’era Claudio Ranieri, un maestro e un padre. Gli allenatori che ti seguono e ti danno dei buoni consigli sono fondamentali e infatti le cose sono andate benissimo. Ferlaino spese 15 miliardi e mi prese dal Cagliari dove ero arrivato giovanissimo. Il secondo anno arrivò Marcello Lippi e feci un’altra grande stagione, tanto che lui mi voleva alla Juve. La società partenopea, però, era in difficoltà economica e mi mise sul mercato. La Roma mi acquistò per 17,5 miliardi di lire, dopo che sfumarono le trattative con i bianconeri e il Milan di Berlusconi».

Nella stagione 1992-1993 con il Valencia in Coppa Uefa realizzò cinque reti al Mestalla, in Spagna, nella gara vinta per 5-1: un’impresa incredibile.

«Lo scriva per favore, perché sembra che tutti lo abbiano dimenticato. Quella Coppa Uefa è paragonabile solo alla Champions di adesso. Un record che resta negli annali del calcio. Fu espulso il loro libero Quique Sanches Flores e dilagammo. Allora segnare cinque gol (4 di sinistro e uno di destro, ndr) mica era una cosa normale. I difensori ti picchiavano per tutta la partita, uscivamo con le gambe piene di lividi. Adesso con tante telecamere, ogni contatto diventa un fallo: è molto più facile. Resta un primato imbattibile in una competizione del genere ed avevo segnato anche due reti a Foggia in campionato: sette gol in sette giorni».

Torniamo al presente, Juve-Napoli desta sempre interesse per la rivalità storica, anche se non varrà per lo scudetto che è nella mani salde dei partenopei.

«Alla Juve hanno restituito i 15 punti. La penalizzazione non la ritenevo giusta. Troppo accanimento per una società di grandi tradizioni. Il Napoli la troverà arrabbiata anche dopo il 5-1 dell’andata e bisogna vedere se l’eliminazione dalla Champions sarà stata assorbita bene dagli azzurri; mentre i bianconeri sono in semifinale di Europa League. Sarà una gara tra due squadre di grande qualità. Sono felice però che il Napoli vinca il suo terzo scudetto ed entri nella storia. Gioca benissimo, guidato da un grande allenatore che è Spalletti e ha due fenomeni in attacco, come Osimhen e Kvaratskhelia, che possono sempre fare la differenza. Poi c’è il mio connazionale Olivera che ha grandi qualità per supplire all’assenza di Mario Rui».

La sua vita è in giro per il mondo, con base a Rio de Janeiro. Come si trova nel ruolo di procuratore?

«Ormai sono 18 anni che faccio questo lavoro. Ho sempre avuto grandi calciatori nella mia scuderia. Mi è capitato che volevano fregarmi. E io ho sempre risposto: ho vissuto due anni a Napoli, sono uno scugnizzo non ci provate».

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