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Morandi: “Se dovessi spiegare a un alieno cos’è la musica leggera italiana gli risponderei Napoli”

Gianni Morandi, nelle radio con l'ultimo brano l'Allegria, scritta da Jovanotti. Il cantante Bolognese ha parlato di Napoli.

Gianni Morandi incorona Napoli regina della musica. il cantante bolognese è stato protagonista di una lunga intervista al quotidiano “il domani”.

“Se dovessi spiegare a un alieno cos’è la musica leggera italiana gli risponderei Napoli. Viene tutto da quella tradizione, e ancor prima da Verdi e Puccini, ma quella è la base. Siamo fortunati, non ci sono molte altre tradizioni così pure: ci siamo noi, la musica brasiliana, la black music e cos’altro? Il resto è sovrastrutturato, derivativo. Boh, non saprei dirti meglio di così”.

L’ALLEGRIA LA CANZONE DI MORANDI SCRITTA DA JOVANOTTI

“12 gennaio 2021, sono in casa, c’è il Covid e mi viene in mente di telefonare a Lorenzo Jovanotti– sono un suo fan, vado ai suoi concerti, sono stato ospite al Jova Beach Party. Insomma gli dico che è un po’ che non incido niente e gli chiedo se non gli dispiacerebbe pensare a una canzone per me. Lui mi scrisse «tranquillo, Gianni ci penso». Passano due mesi e io subisco il mio incidente, sto settimane in ospedale, ne esco vivo e un giorno Lorenzo mi chiama, vuole sapere come sto, non parliamo dell’idea di scrivere un pezzo.

Passa altro tempo e io non penso più all’idea della canzone. Poi il 5 giugno mi chiama e mi dice che ha un pezzo forte, arrangiato da Rick Rubin, che avrebbe dovuto farlo lui ma dice che se lo faccio io è più giusto. Gli dico ok mandamelo. Me lo manda, lo ascolto, e rimango un po’ così: perché è complicato, ha anche uno scioglilingua all’interno, però lo chiamo e gli dico «è forte, mi piace».

Ero convinto che il pezzo fosse fortissimo ma che non fosse nelle mie corde. Ma Lorenzo in due minuti mi convince e mi dice «andiamo a registrarlo a domani!» Lorenzo ha fatto un video con le immagini girate in sala e un po’ di repertorio e due giorni dopo eravamo in radio”.

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IL 68 DI MORANDI

“Arrivò il ’68 e ci svegliò tutti quanti. Partì la stagione della protesta, le Brigate rosse e gli attentati neri, gli anni dell’austerity. Nel 1973 non c’era carburante, le autostrade erano vuote, c’erano di nuovo i cavalli e le biciclette. Anni terribili. E io, che ti devo dire, tutto quel tipo di repertorio che proponevo improvvisamente fu rifiutato, non era più attuale, non era più nell’aria. Non capivamo che era cambiato il mondo, che arrivavano gli americani e arrivavano i cantautori che fecero diventare la canzone italiana un’altra cosa. Con l’eskimo e le canzoni impegnate tutta l’immagine legata agli anni ’60 venne rifiutata in blocco.

Io non capivo cosa stesse succedendo intorno a me, però capivo che non suonava più il telefono, quello l’ho capito, sono un po’ scomparso per una decina di anni. Anche gli stessi cantautori venivano contestati; De Gregori fu attaccato sul palcoscenico al grido di «bastardo capitalista» e «servo delle multinazionali». Per due o tre anni fu complicato anche per lui, e questo dice molto su quel periodo”.

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