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Gargano: “Napoli-Inter? il mio cuore e azzurro. A Pechino ci fu la presenza di una mano nera…”

Walter Gargano ex di Napoli e Inter parla della sfida tra le due squadre e ricorda il suo passato in azzurro

Walter Gargano ex centrocampista del Napoli ha parlato della sfida con l’Inter e della sua esperienza in azzurro. Ai microfoni di fanPage il cognato di Hamsik ammette di tifare per gli azzurri e rivela un retroscena su Mazzoleni e la finale di Supercoppa a Pechino del 2012.

“Per il Napoli, squadra per la quale batte il mio cuore, sarà durissima. Ma devono provarci perché è ancora possibile riuscire a ottenere una qualificazione in Champions League, qualcosa di fondamentale a livello sportivo ed economico. E poi l’Inter ha molto vantaggio, anche se è chiaro che Conte non vorrà certamente lasciare nulla al caso. I miei anni a Napoli? Indimenticabili. Vorrei tanto che tornassero in Champions per, quando sarà possibile, riempire di nuovo quello stadio unico che oggi si chiama Diego Armando Maradona. Credo che qualsiasi giocatore di calcio debba vivere almeno un anno al Napoli per poter giocare con quella tifoseria. Per me è stata un’esperienza impressionante. Il rumore assordante dei tifosi ti avvertiva addirittura prima che qualcuno arrivasse a marcarti. E credo che quest’anno il Napoli abbia perso molto senza il proprio pubblico”.

Gargano arrivò in azzurro nel 2007

“La squadra era appena risalita dalla Serie B. Ci toccò vivere un’epoca strepitosa per l’entusiasmo che c’era in città. Rivaleggiare con la Juventus, che battemmo al primo scontro diretto, fu bellissimo. Fu un periodo bellissimo, ancora di più perché lo condivisi con gente stupenda come Marek ed Ezequiel. Credo che Hamsik sia il centrocampista più completo che io abbia mai visto. Tirava benissimo con entrambi i piedi, una qualità rara, oltre a saper interpretare benissimo il gioco box to box. Mi ricorda molto Arturo Vidal ma all’europea, per la diversità di carattere. Ogni allenatore che ho avuto mi ha detto che avrebbe voluto undici Hamsik in campo. Per quanto riguarda Lavezzi parliamo di un grande giocatore e di un amico con il quale ho condiviso molte cose a Napoli”.

La finale di Pechino

Al calciatore è stato chiesto anche un parere sulla Supercoppa del 2012, persa a Pechino contro la Juventus, sia la rivincita del 2014…

“Uff, a Pechino è stata una partita incredibile. Non si capiva perché l’arbitro ammonisse ed espellesse in quel modo. Fu un peccato, perché eravamo riusciti a recuperare lo svantaggio. Quella partita resterà per sempre nella storia. Per me ci fu la presenza di una mano nera… La vittoria di Doha? In quell’occasione ci siamo tolti una grossa spina dal fianco. Vincere quella Supercoppa fu importante, soprattutto per me, che ero tornato in azzurro da poco ed ero spesso criticato dai tifosi. Ma alla fine le critiche mi hanno aiutato a fare ancora meglio. Benitez aveva scommesso su di me e mi sentivo motivato a far bene”.

Il Napoli di Gattuso

Gargano segue ancora molto il Napoli. “Assolutamente, e parlo spesso con Mertens, Koulibaly e Insigne”.

Si è pentito di quella frase che disse quando andò in prestito all’Inter, dicendo che era un sogno perché era la squadra che prendeva da piccolo alla Playstation? (Ride).

“No, anche perché era vero, perché avrei dovuto mentire? Ricordo che era la Playstation 1 ed ero adolescente. Nei primi giochi le squadre più forti erano l’Inter e il Real Madrid. Nell’Inter poi c’era Recoba e quindi la usavo spesso, così come usavo il Real per mettere Roberto Carlos centravanti e vincere grazie alla sua velocità (ride). In quell’occasione per me fu dunque un sogno andare all’Inter, una squadra che prima avevo conosciuto solo virtualmente. Mi rendo conto che in un primo momento quelle dichiarazioni mi si siano ritorte contro, ma non smetterò mai di essere grato ai tifosi azzurri per quanto mi hanno dato anche dopo il mio ritorno a Napoli”.

Inutile, dunque, dire per chi tiferà domenica Gargano. Io preferirò sempre il Napoli. E poi ho due figli napoletani, che ogni stagione hanno la maglia della squadra col numero 23. È quella che continuano a preferire, insieme ovviamente alla 17 dello zio…”.

 

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