Leggende di Napoli

Cimitero delle Fontanelle: la capacità di regalare speranze e sogni

IL CIMITERO DELLE FONTANELLE HA LA CAPACITÀ DI REGALARE SPERANZE E SOGNI:O ANIME DEL PURGATORIO

Forse non tutti lo sanno, ma Napoli può essere considerata una città speculare. Esistono due città nella stessa città. Avete capito bene, non è uno scioglilingua. C’è una città che vive alla luce del sole, in balìa del traffico, dei mercati rionali e delle grida dei ’uagliuncielli che giocano a pallone; e poi c’è un’altra città, più silenziosa, che si insinua tra le cavità sotterranee dove sopravvive una realtà contesa tra il mistico e il misterioso.

Proprio in una di queste cavità sorge quello che noi napoletani chiamiamo “’O campusant’ d’e Funtanelle”, ovvero il Cimitero delle Fontanelle, che è situato in alcune grotte tra i rioni Sanità e Vergine. Nel 1656 questa cavità fu utilizzata come fossa comune per le vittime dell’epidemia di peste; cosa che accadde anche nel 1834, a causa dello scoppio di un’epidemia di colera che costò la vita a moltissime persone. A quei tempi essere seppelliti in una tomba vera e propria era un lusso riservato a pochi; tumulare i propri cari aveva un costo elevatissimo, per non parlare del placet che era necessario ricevere da un prelato. Insomma, per capirci meglio, già allora, anche dopo morti, era necessaria una raccomandazione.

Quando i napoletani si trovarono di fronte all’esigenza di sistemare un numero così elevato di cadaveri, pensarono che l’unica soluzione possibile fosse rappresentata dal sistemarli nelle cavità del sottosuolo che percorrevano buona parte della città. Da questa esigenza nacque il Cimitero delle Fontanelle. Per poter accedervi è necessario raggiungere la chiesa di Maria Santissima del Carmine, situata in via Fontanelle per l’appunto, e oltrepassare una piccola porticina alle spalle dell’altare. Sebbene da ragazzini io e i miei amici fossimo abituati a frequentare quelle cave che, durante i bombardamenti americani, si trasformavano in sicuri e accoglienti campi da calcetto, non posso negare che la prima volta che ho visitato questo luogo ne sono rimasto molto suggestionato.

Il cimitero è composto da grotte altissime di forma trapezoidale, suddivise in tre navate: la navata di sinistra è detta dei prievete, ovvero dei preti, quella di destra dei pezzentielli, ovvero dei poverelli, e quella centrale degli appestate, riferendosi ai morti per colera. In queste navate oggi riposano accatastate in un perfetto ordine montagne di crani, tibie, scapole e ossa di ogni dimensione; un tempo, quando ancora non era stata data una sistemata, non era difficile trovare delle ossa ammucchiate al suolo, circondate da lumini, e vedere donne inginocchiate sulla terra umida completamente assorbite da silenziose preghiere.

Questa usanza, infatti, è nata un giorno in cui le donne del quartiere, non avendo una tomba su cui piangere i propri cari, che probabilmente erano stati seppelliti in questa fossa comune, decisero di adottare parte di queste ossa abbandonate a se stesse, pregando affinché le anime che un tempo erano appartenute a quel corpo potessero veder ridotto il tempo da trascorrere in Purgatorio.

Ora, detto tra noi, mi sono sempre chiesto perché ci sia questa tendenza a voler scappare dal Purgatorio il prima possibile; io, se potessi scegliere, piuttosto che passare l’eternità a bruciare tra le fiamme dell’Inferno o in compagnia di un qualche santo del Paradiso intento a raccontarmi in ogni singolo dettaglio il proprio martirio, di sicuro preferirei trascorrere il più tempo possibile in Purgatorio. Ma a parte queste mie personali propensioni, le credenze religiose vogliono che questo passaggio rappresenti un supplizio, pertanto non posso fare a meno di piegarmi alla devozione comune.

Ritornando a noi… Alcune donne tentavano di ricostruire come meglio potevano gli scheletri per intero, pertanto non era difficile ritrovare un omero al posto di un femore; altre, invece, preferivano adottare solo un teschio, che ripulivano ben benino, riponendolo in un tempietto costruito con altre ossa, che ancora oggi viene chiamato scarabattola. Se dobbiamo dirla tutta, l’adozione di queste anime oggi, come in passato, non avviene in maniera del tutto disinteressata.

Possiamo affermare, senza alcun timore di ritorsioni divine, che tra le anime del Purgatorio e i napoletani esista un tacito patto di reciproca assistenza. Se da un lato, infatti, il napoletano si impegna a recitare un centinaio di Requiem aeternam, dall’altro le anime si disobbligano cercando di accontentare le preghiere di chi le ha prescelte. Adesso voi penserete che una persona che si prende tanto disturbo lo faccia per richiedere una guarigione o, visti i tempi di crisi, per trovare lavoro. Non solo per questo. Molto spesso si decide di rivolgersi alle anime del Purgatorio con la speranza di ottenere in cambio la combinazione vincente dei numeri da giocare al Lotto.

Il Cimitero delle Fontanelle ha la capacità di regalare  speranze e sogni

A questo punto vi chiederete anche in quale modo l’anima di un defunto possa comunicare con una persona viva senza rischiare di farle venire un colpo, e renderla, per così dire, collega di eternità. Lo strumento in questione è il sogno. Le anime in pena, infatti, si presentano in sogno richiedendo che sia messa fine ai propri tormenti, e la persona viva si impegna a pregare in favore dell’espiazione dell’anima, non solo fino a quando sarà esaudito il desiderio espresso, ma fino al momento in cui l’anima non potrà lasciare il Purgatorio per dirigersi in Paradiso. Intorno alla vita della Napoli sotterranea sono state tramandate numerosissime leggende: fino ad alcuni anni fa, pare che la camorra, durante le ore notturne, utilizzasse le navate del cimitero come tribunale per i processi più cruenti. Altre cave, invece, venivano usate dai contrabbandieri come magazzino per il deposito delle sigarette.

Quello dei contrabbandieri era un problema sentito. Posseggo ancora la foto di un volantino scritto a mano che recitava così:

Il contrabbando a Napoli permette a 50.000 famiglie
di sopravvivere a stento.
Da poco meno di un anno oltre a chiudere i posti
di lavoro, lo Stato e la Finanza hanno dichiarato guerra
al contrabbando.
Ci sparano addosso quando usciamo con i motoscafi blu.
IL CONTRABBANDO NON SI TOCCA!
Fino a quando non ci daranno un altro mezzo per vivere.
Dobbiamo organizzarci ed essere uniti per difendere
il nostro diritto alla vita.
Riunione di tutti i contrabbandieri napoletani.
Giovedì 15, alle ore 10, davanti all’Università di Scienze
in via Mezzocannone 16 di fronte al Cinema Astra.1

Che siano dicerie o verità, ciò che più mi affascina del Cimitero delle Fontanelle è quella sua capacità di regalare ancora oggi speranze e sogni: perché, diciamo la verità, tra IMU, TARSU e tasse di varia natura, lo Stato ci dissangua lentamente, ma i sogni sono tra le poche cose sulle quali non siamo costretti a pagare un dazio, per il momento.

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