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C’era una volta uno stadio che si riempiva sempre, che cantava per 90’, che inventava sempre nuovi cori sui giocatori.

Il San Paolo, uno stadio che si riempiva sempre, che cantava per 90’, che inventava sempre nuovi cori sui giocatori.

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Che ci fosse il Milan o l’Ascoli, il San Paolo cantava per 90 minuti, e i tifosi avevano sempre nuovi cori e meravigliose coreografie, tra l’arte e l’ironia napoletana. Era sempre la “festa di Fuorigrotta”.

Di: Fabrizio Piccolo per Cuore Azzurro magazine Stadio San Paolo

Il San Paolo, uno stadio che si riempiva sempre eche cantava per 90’

C’era una volta uno stadio che si riempiva sempre, che ci fosse il Milan o l’Ascoli, che cantava per 90’, che inventava sempre nuovi cori sui giocatori. Sì lo so che esiste già una polemica in atto tra chi critica i tifosi e la gente che si sente ingiustamente attaccata su un tema così sensibile come la fede azzurra ma io un po’ di nostalgia ce l’ho. Ci pavoneggiavamo nel mondo intero a fare raffronti: per una gara di C eravamo in 55mila mentre altri stadi mostravano vuoti ovunque, là si lottava per gli scudetti e a Napoli si sognava al massimo un posto nella vecchia coppa Uefa quando le cifre dei paganti raccontavano un’altra storia.

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Il popolo azzurro fedele nei secoli 

La storia di un popolo azzurro fedele nei secoli come i Carabinieri che quando ti affacciavi anche due ore prima di una partita dalle parti del San Paolo sentivi già il muggito festoso della folla in attesa. E ora che il Napoli è ai vertici del calcio italiano da anni ormai, che lotta per traguardi prestigiosi, che ha campioni da impazzire, che ci ha abituato a spaventare nobili d’Italia e d’Europa che succede? Quanti spazi vuoti sullo stadio, che differenza struggente.

Il San Paolo inventava sempre nuovi cori sui giocatori.

Un tempo anche i Fusi e i Renica avevano un loro coro dedicato, oggi non ne ricordo uno creato su misura per il Pipita Higuain o per Callejon, figuriamoci per Koulibaly. Ci siamo impigriti? Ci accontentiamo di rispondere agli appelli dello speaker? Ci basta cantare a squarciagola “The chaaaampiooons” (quando ci giochiamo) per sentirci il pubblico più figo del globo?

La “festa di Fuorigrotta”

Quello che volete, ma bastano tutte queste spiegazioni per il crollo di spettatori al San Paolo di questa stagione? C’era una volta la “festa di Fuorigrotta”, ad ogni partita del Napoli un fermento, un frenetico via-vai, l’odore dei panini con la porchetta, il traffico da evitare muovendosi con largo anticipo “perché gioca il Napoli, oggi”.

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Il costo della vita, certo.

I prezzi non sempre accessibili, gli impegni, gli orari ballerini di un campionato spezzatino che piega a volte anche la fede dei più accaniti, le paytv che ti danno tutto a tutte le ore.

Non è un’accusa ma un invito alla riflessione. Riflessione che giro anche alla società. Una diversa politica dei prezzi credo sia la soluzione improcrastinabile per riportare gente allo stadio. Non dico per i big-match con Juve e Roma, capisco le esigenze di cassa, ma per tutte le altre partite sì.

Il Napoli ha bisogno di Napoli sempre, non solo negli allenamenti a porte aperte (e ben vengano sempre di più questi contatti diretti con la folla, non solo per gli eventi commerciali degli sponsor). Riportiamo il San Paolo com’era. Tutti uniti, spalla a spalla e con l’azzurro nel cuore.

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