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Napoli, crolla l’arco borbonico. Un altro pezzo di storia ucciso dall’incuria e dal disinteresse

L’arco borbonico di Napoli crolla. Il chiavicone non esiste più. La mareggiata e l’incuria privano la città di un altro pezzo di storia.

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L’arco borbonico crolla, non ha resistito all’incuria e al disinteresse. Dopo più di tre secoli l’elegante approdo per i pescatori di Santa Lucia alza bandiera bianca.
L’arco borbonico costruito a metà Settecento come approdo per i pescatori, i cosiddetti ‘luciani’, cioè gli abitanti del vicino borgo di Santa Lucia. Nel corso del 1800 fu trasformato in terminale delle fogne e fu ribattezzato dai napoletani ‘O Chiavicone.

RESTAURO MAI ARRIVATO

Negli anni l’Arco ha perso pezzi, pietre. Fino a quando, durante una mareggiata nel 2018, il suo sghembo pilone si poggiò su un angolo di pietra, in precario equilibrio, dando l’idea di poter crollare da un momento all’altro. Negli anni sono stati tanti gli appelli lanciati perché partissero i lavori di restauro ma nulla è stato fatto.
L’arco borbonico per decenni è rimasto appoggiato di sbieco e in equilibrio precario a unico, singolo masso, nella vana attesa di un intervento di recupero. Qualche mese fa la soprintendenza diffidò l’Autorità portuale che finalmente, montò ponteggi per mettere in sicurezza il monumento. L’arco Borbonico fu puntellato e avvolto coi tubi Innocenti, poi è stato abbandonato così.

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LA DENUNCIA DI FORGIONE

Lo scrittore Angelo Forgione, ha portato avanti una vera e propria battaglia per salvare l’arco borbonico, ma gli appelli in radio e tv, non hanno smosso gli amministratori e i politici campani.
Forgione ha commentato così sui social la notizia del crollo dell’arco borbonico:
ADDIO MOLO BORBONICO
È finita. L’antico molo dei pescatori di via Partenope è collassato definitivamente.
Cronaca di una fine annunciata.
Grazie infinite all’autorità portuale, alla Città Metropolitana, alla Sovrintendenza e a tutti coloro che nulla hanno fatto per salvare una piccola testimonianza del passato, anzi, hanno atteso che questo giorno arrivasse.
Oggi che il molo borbonico di via Partenope è crollato, fa ancora più male ascoltare il tono del presidente dell’Autorità di Sistema Portuale Pietro Spirito, la scorsa primavera, alla richiesta mia e di Gianni Simioli di maggiore sensibilità per risolvere il problema”.