Luciano Spalletti ha parlato del Napoli e della Champions League a margine del premio ‘Andrea Fortunato’.
Il tecnico degli azzurri ha detto: “Dobbiamo essere responsabili e divulgare a queste generazioni attuali e futuri l’importanza del passaporto ematico. Non è più tollerabile che persone perdano la vita facendo questo sport“.
L’allenatore ha parlato anche di come gestire la pressione emotiva intorno al Napoli: “Non so se so effettivamente gestirla, è un amore importante quello che si riceve, un abbraccio importante. Noi abbiamo l’imposizione di restituire tutto l’amore per questo sport che riceviamo. Ci vuole calma, molta calma, perché ancora abbiamo del lavoro da fare e un numero di partite che non ci consentono di avere distrazioni. Mi fa piacere che la squadra sia così attenta e vogliosa di giocare le partite una per volta, come sta facendo“.
Champions League: le parole di Spalletti
Spalletti vuole sempre il massimo dai suoi giocatori e lancia un messaggio su come affrontare le prossime sfide: “Noi dobbiamo dare sempre tutto quello che abbiamo, perché se entriamo in campo con presuntuosi e pensare che qualcosa ci verrà dato d’ufficio, commettiamo un errore e lo paghiamo caro. Abbiamo bisogno di essere immersi nella sfida, di riconoscerla in maniera vera e netta attraverso le sue difficoltà. Si va in campo disposti a distruggerci per un risultato. L’emblema è un po’ il secondo gol, dove ha messo la testa Kim su una palla che stava uscendo e con un giocatore della Cremonese che stava calciando: lui è andato lì a metterci la faccia, la testa“.
In chiave Champions League si prepara anche la sfida con l’Eintracht Francoforte, squadre che è ” forte quanto noi, l’abbiamo già guardato e studiato, sarà una sfida difficilissima. Perché poi, come si diceva prima, da qui in avanti proprio perché si vanno ad accumulare situazioni che non ti fanno stare tranquilli sarà più difficile essere così leggeri e creativi, così bravi a creare uno spettacolo che possa essere condiviso da tutti, proprio per la pressione che aumenta in base alle partite giocate“.
E’ la squadra più forte che lei abbia mai allenato e il periodo più esaltante per la sua carriera da allenatore? “Io ho avuto una carriera esaltantissima fin da quando sono partito con i ragazzi, per me è sempre un’emozione fare l’allenatore e andare nello spogliatoio, sentire l’odore dell’erba e far parte di quei momenti lì… Io sono uno fortunatissimo, ho allenato grandissimi calciatori e grandissime squadre e ho sempre dato tutto me stesso. Non ho rimorsi: può succedere tutto, ma vivrò bene perché ho dedicato una vita a questo sport e continuerò a farlo. Quando si fa così diventa più facile accettare gli eventi futuri“.
Col Maradona che esalta le vostre gesta, quanta emozione c’è in voi? “Noi ce l’abbiamo lì, nello spogliatoio c’è quella statua di Maradona che in molti vanno a toccare. Io pure quando si esce in campo perché lo vogliamo portare nella qualità della nostra squadra: lui è stato uno che ha vinto attraverso il gioco, la qualità, attraverso tutte quelle cose che piacciono ai tifosi. Vogliamo cercare di assomigliargli il più possibile e lo porteremo sempre dietro per gli insegnamenti che ci ha dato“.
Chi le ricorda Kvara? “Lui è veramente uno che ha sensibilità nel dribbling, nell’accarezzare la palla, nel portare quelle finte così difficili da cui difendersi. Momo Salah è uno di quelli che ha questa qualità nello stretto e nella finalizzazione così precisa, che non sentiva le pressioni. Lui si vede che è un ragazzo tranquillo: avrà un grandissimo futuro“.