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Forgione: “L’ipocrisia nel calcio, in curva e fuori. Ho un messaggio per gli Atalantini”

Forgione in un video racconta l’ipocrisia nel calcio. Lo scrittore risponde alla Juve e a Gasperini ricordando alcuni fatti che vedono coinvolte l’Atalanta e il Napoli.

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Forgione
risponde al grido “Noi non siamo napoletani“. Lo scrittore e meridionalista ha pubblicato un video messaggio su Facebook nel quale mostra tutta l’ipocrisia del calcio. Dalla vicenda Doni, alle parole della Juventus passando per i buu a Koulibali, la vicenda Pisacane ed Alex Schwazer. Cesare Lombroso come stendardo della curva atalantina e il capo ultras in parlamento. Angelo Forgione con la solita maestria e cultura fa un fotografia esatta della vicenda mostrando il vero volto della medaglia.

Forgione: Quanta ipocrisia nel calcio, in curva e fuori

Dirigenti juventini che gridano allo scandalo per le ripugnanti scritte offensive della memoria di Gatano Scirea e dei morti dell’Heysel, proprio loro che hanno consentito l’ignominia degli striscioni offensivi della memoria del Grande Torino. E pazienza se Allegri parla ma non sente.
Prima ancora ci hanno pensato i tifosi atalantini a scrivere, con mentalità ultrà, un comunicato che è una dichiarazione di guerra al governo del calcio, pur pessimo e che da tale è responsabile di certa deriva.

Noi non siamo Napoletani

L’atalantino parla di semplici sfottò, altro che razzismo… precisa giustamente, e sottolineo giustamente, che il coro “noi non siamo napoletani” è una questione di campanilismo, non di razzismo, e però dimentica il resto dei cori, che sono inequivocabilmente e schifosamente razzisti, ma non dimentico io che solo undici mesi fa è sceso al San Paolo ad esporre l’immagine di Cesare Lombroso, carica di tutti i significati del razzismo positivista di cui sono stati vittima i meridionali nei primi anni del Regno d’Italia. Ma forse a scrivere il comunicato è stato Vittorio Feltri, atalantino doc, che di razzismo positivista ne sprizza un giorno sì e l’altro pure dalle pagine del suo giornale.

Buu a Koulibaly

L’atalantino comunica che Bergamo ha sempre schifato i cori beceri e gli ululati razzisti, ma io non dimentico che solo dieci mesi fa la curva atalantina è stata sanzionata per razzismo indirizzato a Koulibaly.
L’atalantino sostiene che Bergamo ha dimostrato di essere una piazza matura e credibile, e avrei molto da ridire, perché non dimentico che l’atalantino ha difeso il suo Cristiano Doni a testa alta dalle accuse di manipolazione di partite, e l’ha fatto gridando la sua innocenza per le strade della città, a prescindere, salvo poi mollarlo quando i fatti scoperchiati sono diventati schiaccianti. E l’ha difeso urlando “Noi non siamo napoletani… Noi non abbiamo i boss a bordo campo“. Vero, semmai ce l’aveva proprio in campo, a combinare i risultati delle partite della sua squadra del cuore. E molto lontano dal campo stava il bergamasco Beppe Signori, a sistemare quelle di altre squadre, mentre il napoletano Fabio Pisacane denunciava di essere stato avvicinato per un’allettante combine e faceva scoppiare lo scandalo.

Forgione: "L'ipocrisia nel calcio, in curva e fuori. Ho un messaggio per Atalantini"

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Alex Schwazer e l’ultras in parlamento

Ciurli pure nel manico quanto vuole l’ultrà atalantino, ma io so bene che cosa intende con quel coro non razzista nel significato semantico e giustamente non punibile, perché so che la sua curva è politicizzata, condivide simboli e sentimenti della Lega Nord, è serbatoio di voti per i capi ultrà leghisti; uno, tal Daniele Belotti, l’hanno mandato addirittura in Parlamento.
C’è evidentemente un’ostilità recondita in quel coro e basta fare un salto dal Calcio all’Atletica per convincersi del pregiudizio che lo ispira, lo stesso insinuatosi nella mentalità del marciatore altoatesino Alex Schwazer, che, due giorni prima di risultare positivo all’eritropoietina ricombinante a un controllo antidoping a sorpresa dell’estate 2012, scrisse una e-mail al medico della Federazione Italiana di Atletica Leggera, con la quale cercò di convincerlo di una pulizia morale (ed ematica) che ben sapeva di non avere.

Con quali argomenti? Distinguendo gli altoatesini dai napoletani, cioè professando distinzione territoriale da pregiudizio:
Posso giurare che non ho fatto niente di proibito. Ti ho dato la mia parola e non ti deluderò. Sono altoatesino, non sono napoletano“.

Pisacane

I napoletani, con tutti i loro difetti, di politica in curva non ne vogliono sapere. Preferiscono tributare applausi a chi onora Napoli, proprio come Pisacane, che alla Serie A c’è arrivato con le sue gambe, e qualcuno dimentica che è ambasciatore FIFA per l’esempio di correttezza che incarna.
Dunque, gli ultras atalantini non chiamino in causa il nome della civile città di Bergamo, si limitino al loro recinto allo stadio, e pensino bene prima di invocare il Vesuvio perché è proprio vero, loro malgrado, che non sono napoletani. La cosa è abbastanza evidente.

Il video di Forgione

Il video è una riproposizione di fatti accaduti, evidenziati e denunciati in prima persona nel 2011. Ricordare non fa mai male. E nel frattempo Pisacane è al terzo anno di Serie A.