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ESCLUSIVA – Pasquale Cozzolino, pres. 'Club Napoli NYC': "Mi manca lo stadio, negli USA 0 pregiudizi su noi napoletani!"

Uno dei migliori ristoratori d’America ci racconta cosa significa vivere Oltreoceano per un napoletano doc

 

“Uno scugnizzo a New York”: così si potrebbe definire Pasquale Cozzolino, napoletano verace e cuoco di altissimo livello, che da 5 anni vive negli Stati Uniti con un chiodo fisso nel cuore e nella mente: il Napoli, il suo amato Napoli.

Prima di fare le valige e sbarcare nella ‘Grande Mela’, gestiva i catering nei concerti di illustri cantanti italiani, tra i quali Eros Ramazzotti e Jovanotti. Ma il lavoro, con l’avvento della crisi, cominciava a diminuire. Consigliato da importanti figure della finanza nostrana, per i quali in breve tempo l’Italia avrebbe risentito pesantemente del disastro economico che continua a vivere tutt’oggi, decise di fare le valige e partire per gli U.S.A.

Colse al volo l’offerta di un caro amico e andò a lavorare in una pizzeria di Manhattan, ma dopo soli 2 anni, per conto di due investitori, aprì un locale a Brooklyn. Successivamente, decise di unire le forze col suo maggior competitor Rosario, che gestiva una delle pizzerie più apprezzate della Nazione, dando vita a ‘Ribalta’, il ristorante-pizzeria in cui degustare i prodotti nostrani più saporiti di New York.

Lì, inoltre, Pasquale ha ‘trovato l’America’ anche dal punto di vista affettivo: è sposato con la splendida Jordie, dalla quale ha avuto due magnifici maschietti, Francesco e il piccolo Lorenzo.

Il suo locale è anche sede del “Club Napoli NYC”, creato per aggregare la colonia partenopea della città, permettendo ai nostri fratelli dal sangue azzurro di guardare la propria squadra del cuore assaggiando i piatti tipici della nostra eccellente cucina.

Come si vive il fenomeno Napoli nella ‘Big Apple’? “Siamo felicissimi, tenimm ‘O core ind’o zucchero!’. Seguiamo costantemente le sorti del team azzurro tramite i maggiori siti partenopei, tra i quali il vostro napoletanosinasce.com. Conosciamo bene il polso della situazione, stiamo organizzando un charter per tornare, anche se solo per qualche giorno, nella nostra vera ‘Capitale’, la metropoli più bella del mondo”.

Cosa le manca di più della sua squadra del cuore? “Onestamente sento grande nostalgia dello stadio. Io, che ero presente in ogni partita in casa ed in trasferta, devo accontentarmi di osservare i miei beniamini dalla TV, ma va bene così. Il Napoli è in cima alla classifica, e questa è l’unica cosa che conta”.

Cosa succede nel tuo locale al termine di ogni match? “Si canta fisso ‘O surdato ‘nnammurato’ ed ‘Un giorno all’improvviso’. Dopo la conquista della Supercoppa ai danni di quella squadra non colorata, abbiamo bloccato completamente il traffico a Broadway, mostrando con orgoglio un bandierone 8×8 metri tutto azzurro, simbolo della nostra irrefrenabile contentezza”.

Come si vive il fenomeno ‘soccer’ negli States? “Il calcio spagnolo e quello inglese la fanno da padrona. Lo scorso anno, col fenomeno PSG, anche la Ligue 1 ha superato nell’interesse degli statunitensi la Serie A, che questa stagione è tornata al terzo posto nella classifica dei campionati europei più seguiti. Qui il calcio femminile è un fenomeno nazionale: le partite della massima serie femminile hanno un’affluenza paragonabile alle sfide di Champions League!”.

Come sono visti i napoletani dai newyorkesi? “Non vi sono pregiudizi. Il tipico italiano viene equiparato al napoletano. Conoscono le canzoni partenopee, apprezzano il nostro cibo. Appena gli nomini la nostra città vedi i loro occhi brillare: Capri, Pizza, Amalfi Coast. Tutto nell’accezione positiva dei termini. Mia moglie, che frequenta il mondo della moda, consigliò tempo fa a dei suoi colleghi di andare a visitare Napoli. Alcuni milanesi, invece, scongiurarono loro di venire nella nostra ‘Capitale’, affermando che è pericolosa e poco accogliente. Io, dal mio canto, dissi che qui a New York c’è molta più criminalità. Morale della favola: quei ragazzi sono rimasti folgorati dalla bellezza e dal calore della nostra città, e vogliono ritornarci al più presto!”.

Come combattere Mancini e tutta la stampa nazionale, autori della crociata contro il nostro tecnico? “Ora più che mai bisogna fare quadrato. La possibile ed ingiusta squalifica di Sarri potrebbe incattivire agonisticamente i nostri calciatori. Per me possiamo puntare al titolo. Bisogna non cadere nelle provocazioni: siamo superiori, con la giusta umiltà possiamo costruire qualcosa di storico. I napoletani fanno sempre la differenza, anche qui: basta pensare che il dott. Antonio Bernardo, laureato in Medicina alla ‘Federico II’, è il massimo esponente di Microchirurgia cranica della Cornell University. E ho detto tutto”.

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