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Callejon come Garrincha: nessuno ci credeva tranne Sarri e Benitez

 

IN PRINCIPIO ERA GARRINCHA

L’ala un ruolo che sembrava sparito dai radar  tattici del calcio moderno rispolverato da Sarri. E i risultati si vedono.

Callejon come Garrincha

L’ala è un ruolo che la dittatura della tattica ha allontanato dal gesso della linea laterale per consegnarlo alla prigione di troppe mansioni.
Non si chiama più neppure ala. Si chiama esterno, che vuol dire tutto e il contrario di tutto, da terzino a laterale.

In attesa che la partitissima di sabato ci dica, sempre che ne abbia voglia, chi è la più bella del reame, se il Napoli o la Juventus, il campionato celebra  la riscoperta delle ali.

In principio fu Garrincha.  Poi George Best, con quella finta un po’ così, come se dovesse scartare tutto il Sessantotto e non un semplice sbirro. Rispose, il nostro calcio, con Gigi Meroni, la farfalla granata, Causio detto Brazil, Claudio Sala detto il poeta del gol e Donadoni detto Dunadun, un dieci mascherato. Senza dimenticare Domenghini, un franco corridore dal tritolo ai piedi. Oggi arriva Callejon.

Callejon era scomparso  perché doveva farsi un mazzo tanto, sacrificio che ha spinto Sarri a confermarlo sempre, in barba ai censori che gli rinfacciavano il gol perduto.
José Maria Callejon lo suggerì Benitez. Scuola Real, aveva subito sedotto le statistiche: 15 gol la prima stagione, 11 la seconda.
D’improvviso, si spense. Si è riacceso, di prepotenza, nelle ultime cinque giornate: una rete al Sassuolo, due all’Empoli, una alla Lazio e, senza i centimetri di un fuorigiocofasullo, una pure al Carpi. Callejon come Garrincha e puo’ superarlo.

ROBERTO BECCANTINI F.Q.

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