Buffon difende il diritto di scommettere e parla di ludopatia. Un’analisi chiara sulla controversia del calcioscommesse e l’importanza dell’educazione.
Gianluigi Buffon, attuale Capo Delegazione della Nazionale Italiana e ex portiere della Juventus, ha rilasciato un’intervista al settimanale ‘Sette’ affrontando il tema spinoso del calcioscommesse e della ludopatia. Nel corso della conversazione, l’iconico portiere ha sottolineato la necessità di non criminalizzare la pratica delle scommesse, ponendo l’accento su distinzioni cruciali.
“È un tema molto delicato. Credo sia sbagliato criminalizzare e non fare dei distinguo. Scommettere di per sé non è reato,” ha dichiarato Buffon, evidenziando la pervasività delle pubblicità di App di scommesse negli stadi e nelle trasmissioni sportive, nonché il sostegno dello Stato al settore del gioco d’azzardo. Buffon ha sollevato un punto interessante riguardo alle differenze nelle scommesse, sottolineando che scommettere su discipline diverse non dovrebbe essere considerato reato.
“Scommettere di per sé non è reato, gli stadi stessi e le trasmissioni sportive sono pieni di pubblicità di App di questo genere e lo Stato incentiva il gioco. Se invece un calciatore scommette sul calcio va incontro a punizioni che giustamente devono essere inflitte; ma se scommette sulla pallavolo, sul basket, sulle corse dei cani…non sta commettendo alcun reato”.
L’attenzione dell’ex portiere si è poi spostata sulla ludopatia, sottolineando che il problema non risiede solo nella quantità di denaro speso, ma nell’assiduità e nel tempo dedicato all’attività di gioco. Buffon ha evidenziato l’importanza di educare i giovani su questo aspetto, spiegando che la ludopatia è determinata dalla dipendenza e dalla continuità con cui si pratica un’attività.
“Quando si parla di ludopatia la cosa peggiora: la ludopatia non è un problema di quanto spendi, ma del tempo che dedichi a questa attività. E questo dobbiamo spiegarlo ai ragazzi: non è che se si fanno continue scommesse da 1 euro trascorrendo ore e ore davanti alla App, allora è un tutto ok; mentre se uno spende 1 milione in un’unica occasione allora è ludopatico. Possiamo dire che è un cretino, va bene; ma la patologia nasce dalla dipendenza, la continuità con cui si fa una cosa. Ci sono passato anche io, venendo infangato senza aver commesso nulla: quando le cose si chiariscono, ci si dimentica di spiegare e chiedere scusa e si lasciano le persone con un’etichetta addosso”.