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Hamsik: “Nedved mi voleva alla Juve ho detto no anche all’Inter, Napoli si ama e non si tradisce mai. Le 50 sigarette di Sarri…”

Marek Hamsik ex capitano del Napoli ai microfoni di DAZN manifesta tutto il suo amore per la città e la squadra che lo ha amato e coccolato.

Marek Hamsik, ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni di DAZN: “Se mi chiamasse il Napoli, sarebbe difficile dire di no. Pronto a chiuderla a Napoli? Perché no… Quando giocavo in Campania, c’erano varie squadre che mi volevano. Nel 2012 mi voleva Allegri al Milan, poi Mazzarri all’Inter, la Juventus, lei impossibile (ride, ndr). Non ho mai pensato di andare a Torino, sponda bianconera, anche se c’è stata qualche chiamata con Nedved”.

“Non ho mai avuto esigenza di cambiare. Ero contento e ho rinnovato cinque volte in dodici anni che è un bel numero. Io e la mia famiglia eravamo contenti di essere a Napoli, i tifosi mi amavano. Se non fosse arrivata l’offerta dalla Cina avrei concluso la carriera al Napoli”,

Hamsik sul  Napoli racconta: “Neanche conoscevo bene cosa significasse questa città, venivo dalla Slovacchia, ma già dal primo giorno mi sono accorto che il calcio si vive diversamente che da altre parti. Ho sempre detto che amo Napoli e l’amerò per sempre. Muoversi lì non è semplice, nascondendosi o portando cappellini, o andare in ristoranti dove trovi meno gente, non è facile e ognuno di noi ha i suoi vizi o comportamenti o reazioni. Anche io a volte non ce la facevo più e….mi arrabbiavo. Ma accettiamo il loro affetto, è amore”.

Maradona: “Per noi napoletani è il numero uno, è il più grande calciatore al mondo. La dedica gliel’ho fatta quando ho battuto il suo record di gol”.

Sulle critiche dei tifosi: “Quando arrivai a Napoli, i tifosi non erano contenti. Ma ce l’avevano con la società, non con me. Alla fine il club aveva ragione prendendo giocatori come me e Lavezzi”.

De Laurentiis: “L’ho sentito a inizio anno, mi ha detto: quando finisci col calcio giocato fammi sapere e parliamo di futuro insieme. Non siamo ancora arrivati a questo punto ma se mi chiamasse sarebbe difficile dire di no”.

Sui punti di riferimento: “Mi piacciono Sarri, Guardiola, quelli che giocano a calcio. Sarri mi ha lasciato il segno. Non dimentico nemmeno Mazzarri, diede un’identità di gruppo forte, venne fuori anche il famoso tridente, vincemmo la Coppa Italia dopo 20 anni, non dimenticheremo mai quella festa. Napoli esplose insieme a me”.

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Il tridente con Lavezzi e Cavani: “Il Pocho e il Matador hanno fatto una carriera incredibile passando al Psg, una delle squadre più forti del mondo”.

Benitez: “Grande allenatore, con lui sono arrivati Albiol, Reina, Higuain, giocatori di livello internazionale. Dopo è venuto Sarri, sembravamo la Play Station, si giocava a memoria. Se facevo un tocco in più si fumava 50 sigarette (ride, ndr)”.

Scudetto perso nel 2018: “Eravamo ad un passo dalla vittoria, fu un peccato a non riuscirci, ma questo è il calcio, dispiace ma è andata così, questa è la vita”.

Sull’addio di Koulibaly, Insigne e Mertens: “Mi sembra strano ancora oggi pensare che siano andati via. Ma sono arrivati giocatori forti come Kim, Kvara, Osi e ha anche ridotto stipendi. Kvara ha facilità di dribbling incredibile, è tra i migliori al mondo”.

Sullo scudetto: “Non si dice, ma sono partiti fortissimi…”.

Su Spalletti: “L’ho sentito quando stava per firmare col Napoli, mi chiedeva di Lobotka e mi diceva: parlagli e digli di stare tranquillo perché giocherà e tornerà quello del Celta Vigo. Ha avuto ragione lui”.

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