Isso, essa e o malamente, l’epopea della sceneggiata.
La sceneggiata è una forma di rappresentazione popolare che alterna il canto con la recitazione su toni drammatici, che si sviluppa a Napoli tra gli anni Venti e Quaranta del Novecento sulle ceneri del cafè chantant.
Lo spettacolo si basava su una canzone di grande successo, da cui la sceneggiata derivava il titolo ed attorno al tema musicale veniva costruito un testo teatrale in prosa.
La nascita del genere è legata ad un motivo fiscale, perché furono istituite delle tasse sulle canzonette, mentre il prelievo sugli spettacoli teatrali era più basso, ciò indusse alcuni autori a scrivere commedie sul testo di canzoni famose.
lo Stato impone agli spettacoli musicali una forte tassa, allo scopo di disincentivarli e di combattere il degrado e l’improvvisazione che vi regnavano, e di favorire quindi la prosa. Fatta le legge, trovato l’inganno: vengono quindi realizzate delle “scene sulle canzoni”, con un testo teatrale scritto, all’interno del quale convivono, come nel varietà, canzone, recitazione e ballo. Dopo i primi esperimenti del 1919, la sceneggiata raggiunse una sua fisionomia più stabile con l’adozione della canzone drammatica.
Uno dei primi spettacoli fu Pupatella nel 1918, basata sulle parole di Libero Bovio e legata ai temi tradizionali del tradimento e della malavita.
Si affermarono alcune compagnie specializzate, come la Cafiero Fumo, che mise in scena nel 1920 Surriento gentile di Enzo Lucio Murolo, al quale si deve l’escamotage di aggirare la tassa sugli spettacoli di varietà con la creazione di spettacoli misti con recitazione drammatica e canzonette.
Nella celebre compagnia lavorarono anche D’Alessio, Maggio, Taranto, Sportelli e Trottolino, mentre alcuni teatri divennero dei veri tempi del genere, come il Trianon ed il San Ferdinando.
Oltre ai protagonisti vi era sempre uno stuolo di caratteristi, a volte molto bravi, che concorrevano al trionfo del bene sul male ad opera della giustizia divina o per il decisivo intervento dell’eroe vendicatore.
La sceneggiata ebbe grande successo all’estero tra gli emigranti e leggendaria si staglia tra gli interpreti attivi a New York nella comunità di Little Italy la figura di Gilda Mignonette, la regina degli emigranti e il testo ‘O Zappatore, con accenti fortemente sociali ed ambientata in parte proprio negli Stati Uniti o Guapparia, un vero e proprio decalogo ad uso di uomini d’onore.
All’inizio si sfruttavano canzoni famose, spesso di Libero Bovio, e su questa si creava la trama della sceneggiata, in seguito si lavorò all’inverso: scrivendo di sana pianta il soggetto per trarne eventualmente vantaggi con la vendita dei dischi.
Il pubblico si entusiasmava ascoltando i dialoghi stereotipati dei protagonisti e saliva sul palcoscenico in massa per fermare le gesta del cattivo, prima che a fare giustizia ci pensasse isso, l’eroe, il guappo buono.
Talune volte invece obbligava gli attori ad un bis della scena finale, quella nella quale il cattivo veniva ucciso, per cui il ”fetentone” era costretto a rialzarsi e, dopo improperi e colluttazioni, a farsi sparare di nuovo.
Il genere lentamente perse il suo contatto con l’anima del pubblico e venne poco rappresentato, fino agli anni Settanta, quando vi fu una certa ripresa grazie a Mario e Sal Da Vinci a Pino Mauro, Nino D’Angelo, ma soprattutto a Mario Merola, dominatore assoluto del Teatro 2000 e protagonista anche di numerose trasposizioni cinematografiche.
I canoni sui quali si articolavano le trame ruotavano intorno a temi fissi: l’amore, il tradimento, l’onore, sintetizzato in alcune figure fondamentali: isso, l’eroe positivo, essa, la donna agognata e ‘o malamente, il cattivo ed altre parti minori come ‘a mamma, ‘o nennillo e ‘o comico.
La donna è vista costantemente in un’ottica maschilista, pronta sempre a tradire ed in grado di riscattarsi solo come mamma.
Gli stessi archetipi si trasferiscono sullo schermo negli anni Settanta ed il successo di pubblico si rinnova, anzi la moltiplicazione degli spettatori insita nel nuovo mezzo di diffusione permette l’acquisizione di un numero di fan ancora più alto.
Il ritmo drammatico della sceneggiata, sia essa teatrale o cinematografica, si attaglia perfettamente alla cultura napoletana dominante, che ieri come oggi, è stata quella della plebe con i suoi arcaici riti di sangue ed il modo sbrigativo, ma a volte efficace, di amministrare la giustizia.
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